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È ripresa ieri, seppure solo nelle ore del mattino, l'attività vaccinale negli hub del territorio che ha consentito la somministrazione di 1110 vaccini, tra prime e terze dosi. Oltre al centro vaccinale di via XXIV Maggio in città, dove non sono mancate l'affluenza e le file fin dalle prime ore del mattino così come in via Mascellaro per i tamponi, è rimasto aperto qualche centro vaccinale delle sedi distrettuali, oltre a essere stata promossa un'iniziativa nel comune di Castelvenere che ha consentito di effettuare 500 vaccinazioni anti-Covid. A organizzare la «giornata vax», nei locali del Comune, l'amministrazione guidata dal sindaco Alessandro Di Santo, di concerto con il manager dell'Asl Gennaro Volpe e i medici del luogo. Grande soddisfazione per il sindaco Di Santo che ha preannunciato di voler ripetere l'esperienza il 6 gennaio. «Tra i 500 residenti che sono venuti a vaccinarsi dice c'erano molti no vax che hanno deciso di fare la prima dose di vaccino». È proceduta di pari passo l'attività di testing nell'area di via Mascellaro e nelle farmacie del territorio provinciale che, generalmente, rimangono aperte nella giornata di domenica.
Ancora in ascesa i degenti nei reparti Covid del «Rummo», dove ci sono stati cinque nuovi ricoveri. Sale così a 66 il numero dei posti letto occupati con un nuovo accesso in terapia intensiva. Intanto, nel bollettino quotidiano dell'azienda ospedaliera viene specificato che era presente un paziente di altra provincia, ricoverato in Pneumologia subintensiva, risultato negativo ai tamponi da molti giorni e morto, ieri, per altra patologia. Il primo gennaio del 2021, nell'area Covid dell'ospedale cittadino c'erano 51 pazienti in degenza e il numero dei ricoverati era in calo sensibile da circa 20 giorni.
Per la campagna vaccinale pediatrica, il numero dei bambini vaccinati è ancora molto basso perché, allo stato attuale, hanno ricevuto la prima dose solo poco più di 2000 piccoli tra i 5 e gli 11 anni su 15mila. Intanto, il governatore della Vincenzo De Luca ha ipotizzato di prolungare la chiusura delle scuole elementari per un mese per poter procedere con le vaccinazioni e riaprirle in sicurezza, in considerazione del fatto che la maggior parte dei contagi riguarda proprio i piccoli tra i 5 e gli 11 anni. Ovviamente, le lezioni continuerebbero in Dad. Al momento si tratta solo di un'ipotesi che non si sa quanto possa essere risolutiva perché non sarà facile convincere i genitori a vaccinare i propri figli, visto che i bambini che si ammalano di Covid manifestano una sintomatologia molto meno impegnativa di quella degli adulti, mentre non hanno certezze in merito all'innocuità e alla sicurezza del vaccino. Questa è la realtà dei fatti e, quindi, a meno che non ci sia una brusca inversione di marcia da parte delle famiglie, i bambini continueranno a rimanere veicolo di trasmissione del virus fino a quando gli adulti non saranno certi della sicurezza del vaccino da somministrare ai figli. D'altra parte, le epidemie di malattie esantematiche, come il morbillo, la rubeola, la varicella, e la diffusione di altre malattie che colpivano i bambini in età prescolare e scolare, per decenni, hanno decimato intere classi nel periodo primaverile, fino a quando non sono arrivati i 10 vaccini obbligatori che hanno risolto il problema a monte. Se si considera che il Covid ha la stessa contagiosità del morbillo, si riesce a comprendere che, in una classe di 15/20 alunni, è matematicamente impossibile evitare che il virus si trasmetta da malato a sano, anche se si fa un uso più che corretto della mascherina.
Il Mattino