San Bartolomeo, la sincerità fatta apostolo. «Possa la nostra fede testimoniare la carità del Cristo, il suo senso di giustizia, possa testimoniare...
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«Dobbiamo essere cristiani ha proseguito l'arcivescovo - tutti di un pezzo: cristiani coerenti, che non moltiplicano le devozioni e poi evadono le tasse; cristiani che utilizzano la loro parola per dire bene e fare il bene, piuttosto che per parlare male del prossimo o per pettegolezzo spicciolo. Ci aiuti il nostro patrono ad essere segni di vita nuova. Ci aiuti a tradurre il Vangelo nella quotidianità di questo nostro tempo, in un momento non facile nel quale è chiesto ad ogni cittadino di fare del suo meglio perché si costruisca una società migliore».
A conclusione della messa, il sindaco Mastella ha portato il saluto della città. Egli ha ripreso una parabola ebraica. «In una stanza c'erano quattro candele accese. La prima diceva: Sono la pace. Ma gli uomini preferiscono la guerra: non mi resta che spegnermi». E così accadde. La seconda disse: Sono la fede. Ma gli uomini preferiscono le favole: non mi resta che spegnermi. E così accadde. La terza candela confessò: Io sono l'amore. Ma gli uomini sono cattivi e incapaci di amare: non mi resta che lasciarmi spegnere. All'improvviso nella stanza comparve un bambino che disse: Ho paura del buio. Allora la quarta candela disse: Non piangere. Resterò accesa, per riaccendere le altre candele: io sono la speranza. Anche le nostre riflessioni quotidiane sono spesso segnate dallo sconforto. Ma l'ultima parola dovrebbe essere sempre quella della speranza, il rischio da correre, anzi, il rischio dei rischi che riesce a far sbocciare la luce». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino