Caserta, la chiesetta a Vaccheria gioiello diventato discarica di rifiuti

Caserta, la chiesetta a Vaccheria gioiello diventato discarica di rifiuti
Era l'anno 1798. A Vaccheria, sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, veniva eretta «a beneficio degli operai e dei contadini del luogo», come si legge...

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Era l'anno 1798. A Vaccheria, sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, veniva eretta «a beneficio degli operai e dei contadini del luogo», come si legge nell'epigrafe composta per l'occasione, la chiesetta dedicata alla Madonna Assunta. Ne furono committenti i coniugi Antonio Ferrara e Giovanna Supino. Era un piccolo scrigno d'arte. Sull'altare un'icona settecentesca che ritraeva l'ascensione della Madonna, la volta cassettonata con rosoni in stucco, dipinti a tinte tenui, un delizioso incontro di rosa, giallo e verde acqua, un altare che richiama in forma e decorazioni i sarcofagi romani del II secolo dopo Cristo, nello stile dei fratelli Brunelli, un prezioso crocifisso. In alto, sulla porta d'ingresso un coretto che ospitava un organo.



Ora, completamente abbandonata dai proprietari, è diventata sede di sversamento dei rifiuti, ricettacolo di ogni forma di immondizia, negletta da chi ne ha responsabilità e da quelle istituzioni che avrebbero dovuto preservarla e tutelarla. Delle bellezze interne non c'è rimasto più nulla, persino il marmo che ricopriva l'altare è stato portato via e resta, memoria di un tempo magnifico che fu, un'acquasantiera a forma di conchiglia, di quelle che tanto ricordano Vanvitelli, scampata alla rapina perché rotta mentre si cercava di divellerla dal muro.

«Nel borgo - spiega Giovanni Marino, vicepresidente della Pro loco di Vaccheria - in quei tempi, non essendo ancora stata costruita la chiesa della Madonna delle Grazie che fu inaugurata nel 1805, la popolazione non aveva una propria chiesa. Veniva ancora utilizzata la cappellina reale all'interno del Casino ormai abbandonato dai Borbone. Così sorse quella chiesetta annessa alla Masseria Ferrara affinché gli abitanti del posto ne potessero beneficiare». Per quasi due secoli la piccola chiesa fu approdo di preghiere e di devozione. Ogni anno, in occasione della festività dell'assunzione in cielo della Vergine, il popolo portava in processione la Madonna. «Le maestranze che hanno lavorato nella chiesetta dice don Battista Marello, parroco di San Leucio e profondo conoscitore della storia e dell'arte della zona e del tempo sono sicuramente le stesse che operarono in quegli anni nelle varie residenze borboniche. Evidenti i richiami non solo a San Leucio ma anche alla cupola cassettonata con rosoni in stucco della cappella reale di Carditello, del tempietto presente nel galoppatoio e anche della cappella, ormai abbandonata, che si trova lungo la strada per San Tammaro. Lo stesso altare è evidentemente frutto della scuola dei fratelli Angelo e Carlo Brunelli, se non forse degli stessi artisti». Dalle stelle alle stalle nel silenzio assordante di chi avrebbe dovuto e non è intervenuto. «Venivano portati in scena continua Giovanni Marino proprio in questa chiesa, anche i martiri di Santa Filomena. A Vaccheria è ancora vivo il ricordo. Era una rappresentazione sacra molto sentita. Ricordo le narrazioni emozionate, commosse, del mio bisnonno che ne faceva parte». Ora appare tutto un ricordo lontano e niente più rimane di una storia, di una tradizione, di una presenza storico-artistica. 

La chiesa è diventata una discarica abusiva, i rifiuti, gli ingombranti, giacciono non rimossi, come monumento all'oggi; dei piccoli gioielli d'arte nessuna traccia e anche la memoria di ciò che fu presto sparirà. Destino che condanna le vestigia storiche di quei borghi che furono onore per Caserta. Ben altra sorte meriterebbe Vaccheria, la sua storia, spesso, troppo spesso, mortificata dall'incuria e dall'inciviltà. A poco serve ricordarsene solo quando diventa meta ambita per il prestigioso presepe vivente che vi viene allestito. Non meglio sta la Real Colonia, da anni in attesa di rinascita, vittima designata della burocrazia, dei tempi infiniti delle procedure che annunciano affidamenti di appalti per i restauri senza mai veder la luce mentre alta l'erba cresce in quelli che dovrebbero diventare verdi giardini. E restano intatti e incancreniti i rifiuti disseminati in quelle che furono le scuderie reali. Fra poco l'estate renderà aridi gli arbusti, pronti alla improvvisa combustione. Basterà un mozzicone di sigaretta. 

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Il Mattino