Il reddito di cittadinanza è un flop: gli aiuti arrivano solo al 44% dei poveri

Il reddito di cittadinanza è un flop: gli aiuti arrivano solo al 44% dei poveri
La povertà aumenta ogni giorno di più, nonostante il reddito di cittadinanza. Ed, anzi, proprio lo strumento creato per combatterla sembra sempre meno efficace per...

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La povertà aumenta ogni giorno di più, nonostante il reddito di cittadinanza. Ed, anzi, proprio lo strumento creato per combatterla sembra sempre meno efficace per raggiungere lo scopo. A certificarlo sono i dati contenuti nel recente Rapporto Caritas 2021, secondo cui solo il 44% degli italiani in povertà assoluta percepisce il sussidio. Il numero dei residenti in uno stato di indigenza è cresciuto in modo esponenziale a partire dal 2020.

Dall’indagine preliminare Istat sull’andamento dei livelli della povertà assoluta, si evince un aumento significativo del fenomeno, rispetto al periodo precedente la pandemia. Le famiglie coinvolte sono passate dagli 1,7 milioni del 2019 ai 2 milioni dei primi mesi del 2021. E il totale dei cittadini in condizioni di povertà assoluta - cioè «non in grado di acquistare un paniere di beni e servizi sufficiente per una vita accettabile», secondo la definizione Istat - è aumentato da 4,6 milioni a 5,6 milioni. I nuovi poveri sostenuti dalla rete Caritas, intanto, sono aumentati di 1milione 900mila negli ultimi 12 mesi e, nello stesso tempo, è cresciuto il numero dei cosiddetti “poveri cronici”, ovvero di coloro che da più di 5 anni vengono assistiti dall’organo pastorale della Cei. E, soprattutto, solo il 19,9% dei “nuovi assistiti” percepisce il reddito di cittadinanza. Ed è questo un dato che vale a confermare l’assunto di base. «Il riordino e il rafforzamento del reddito di cittadinanza - sostengono gli autori del Rapporto - deve essere effettuato attraverso un miglioramento nell’intercettare la povertà assoluta. Più della metà delle famiglie in povertà assoluta non riceve il Rdc».

Una quota che corrisponde al 56%, sul piano nazionale, e che cala leggermente al 48 per il Mezzogiorno. Sono circa 3 milioni, dunque, i cittadini indigenti - secondo la Caritas - che non beneficiano del sussidio Dal dossier si ricava un altro dato eloquente sui “falsi positivi”, ossia di coloro che usufruiscono indebitamente del reddito di cittadinanza. Una quota che corrisponde al 36% del totale dei beneficiari e che non sorprende, in considerazione della vasta rete di irregolarità scoperta pochi giorni fa, in seguito alle indagini dei Carabinieri nelle regioni meridionali. 

La misura, quindi, è stata meno efficace del previsto nel contenere il nuovo incremento dei livelli di povertà, derivanti dalla crisi economica del 2020. Anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha evidenziato recentemente la necessità di renderlo “più efficace nel contrasto alla povertà”. E in Campania - una regione con il 57% di “nuovi poveri”, la più alta percentuale in Italia - il presidente della Regione De Luca ha sottolineato che il «sussidio non è stato pensato per i veri poveri». 

L’insufficiente capacità del Rdc di intercettare la vasta platea degli indigenti ha molte motivazioni, tutte riferite al suo impianto normativo. I dati Inps dimostrano che a beneficiarne sono anzitutto i single - il 44% del totale dei fruitori - e le famiglie poco numerose, a discapito di quelle con più di tre componenti. «La causa principale della minore generosità del Rdc verso le famiglie numerose - si legge nel Rapporto Caritas - è la particolare scala di equivalenza, che cresce lentamente all’aumentare del numero dei componenti della famiglia. La scala dell’RdC è stata scelta con l’intento di contenere la spesa totale della misura. Si doveva infatti rispettare l’impegno di fissare il RdC a 780 euro al mese per il single in affitto, un importo piuttosto elevato. Dato quel vincolo, l’unica via per evitare l’esplosione della spesa consisteva nel fissare incrementi molto modesti della scala, e quindi dell’importo, per famiglie di maggiore dimensione». 

L’anomalia era stata evidenziata già nel Rapporto Ocse Italia 2021, nel quale l’Organizzazione suggerisce al nostro Paese «di ridurre l’importo del trasferimento per una persona sola , dove il rischio di povertà è inferiore e il trasferimento è tra i cinque più generosi dei paesi Ocse, aumentando, invece, quello per le famiglie più numerose». Un’altra ragione dell’incapacità della misura di “coprire” adeguatamente gli indigenti deriva dai parametri per determinare la soglia di eleggibilità Isee di 9360 euro, che, insieme agli altri requisiti patrimoniali particolarmente alti rispetto agli altri paesi, «finisce per escludere dal Rdc - rileva l’Ocse - molti poveri di reddito ma che possiedono un piccolo patrimonio, spesso non facilmente liquidabile». Sono proprio i piccoli patrimoni personali o familiari ad escludere frequentemente dalla platea dei beneficiari tanti richiedenti, che pure si trovano in uno stato di povertà assoluta. L’Ocse suggerisce l’abolizione della soglia Isee. 

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Il Mattino