A processo ufficiale e due carabinieri pagavano le spiate con partite di droga

I fatti risalgono a 15 anni fa, sotto accusa un ufficiale e due militari

Il tribunale di Torre Annunziata
Carabinieri infedeli al soldo del boss. Un «patto scellerato» per ottenere soffiate che permettevano di chiudere brillanti operazioni, in cambio di una quota della...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Carabinieri infedeli al soldo del boss. Un «patto scellerato» per ottenere soffiate che permettevano di chiudere brillanti operazioni, in cambio di una quota della droga caduta in sequestro. Un quadro inquietante, quello ricostruito dall'accusa nel corso del lungo e complesso processo che ora si avvia alla conclusione e che vede un ex appuntato, un ufficiale ed un maresciallo dell'Arma imputati per concorso esterno in un'associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico di droga.

A Torre Annunziata, nel periodo 2008-2009, era in corso una sanguinosa faida di camorra e il clan Gionta era all'apice della forza criminale. Alle spalle, nella vicina Boscoreale, Franco Casillo «'a vurzella» si era imposto come il «padrone» della piazza di spaccio più importante della provincia. Un'alleanza che permetteva di far girare ogni giorno milioni di euro, soldi illeciti, con i quali il boss del narcotraffico aveva costruito un intero quartiere residenziale a Vitulazio (Caserta), disponeva di auto di lusso e barche, ma soprattutto è l'accusa dell'Antimafia riusciva a corrompere anche le forze dell'ordine. Tre carabinieri ora rischiano una pesantissima condanna.

Il pm Ivana Fulco ha chiuso la sua lunga e complessa requisitoria chiedendo la condanna a quindici anni ciascuno di carcere per l'allora maggiore Pasquale Sario (oggi tenente colonnello dell'Arma) e per il maresciallo Gaetano Desiderio, e addirittura a diciotto anni di reclusione per Sandro Acunzo, ex appuntato già congedato dopo una condanna del tribunale militare. I tre accusati proveranno a dimostrare la correttezza dell'operato: tra due settimane discuteranno i loro difensori per rispondere alle pesanti accuse. Quindici anni fa, i tre imputati erano in servizio prima alla compagnia, poi al neonato nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata, reparto creato in quel periodo per far fronte all'emergenza criminalità nella cittadina oplontina. Tutti, secondo l'accusa, erano scesi a patti con Casillo, pluripregiudicato 50enne, da tre mesi tornato in carcere perché accusato di essere il mandante dell'omicidio di Liberato Ascione, delitto commesso quasi vent'anni fa per punire uno dei responsabili dell'omicidio di suo fratello. Un patto emerso da indagini condotte dagli stessi carabinieri, dopo un finto pentimento di Casillo e poi una collaborazione (ritenuta genuina) limitata a questi fatti. Soldi, regali e soffiate secondo l'Antimafia avrebbero permesso alla squadra formata da Sario, Desiderio e soprattutto Acunzo di ottenere brillanti risultati in complesse operazioni. Su tutte, l'arresto dell'allora minorenne Carmine Maresca, latitante legato ai Gionta, che 15enne aveva partecipato all'omicidio del tenente Marco Pittoni, carabiniere ucciso in un assalto all'ufficio postale di Pagani.

Ancora, tra le accuse più gravi, la consegna a Casillo di una parte di un carico di cocaina sequestrato nel porto di Napoli: il tutto è stato ricostruito grazie a comunicazioni «sbagliate» del peso della droga, al trasporto del carico in un luogo diverso e ad una conferenza stampa.
  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino