Due big che revocano la loro candidatura, il presidente degli avvocati Maurizio Bianco che attacca un veterano del calibro di Domenico Ciruzzi, mentre questo pomeriggio si decide...
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IL CASO FROJO
Ma andiamo con ordine a ripercorrere una giornata convulsa, segnata da una mossa densa di significato: ieri mattina l'avvocato Arturo Frojo, penalista di riconosciuta esperienza professionale ha deciso di revocare la propria candidatura. Meno di due anni fa, riscosse oltre duemila voti. «Resto convinto che tutti siamo candidabili - spiega Frojo -, dal momento che gli uscenti di questo Consiglio hanno sostenuto solo un anno di mandato e la legge non può essere applicata retroattivamente, come autorevoli giuristi hanno affermato, mi riferisco al professor Giovanni Verde. Registro purtroppo un imbarbarimento del clima elettorale, che rende spaccata l'avvocatura». Ma come interpreta il dibattito sulla incandidabilità esploso in Italia e a Napoli? «La politica ha sempre cercato di depotenziare i consigli dell'ordine, rendendolo poco autorevoli e poco rappresentativi. Rispetto il principio dell'alternanza, sono da sempre sostenitore delle nuove generazioni, ma credo anche che l'esperienza sia un valore irrinunciabile». Intanto, il dibattito sul caso Napoli fa registrare più voci. Spiega il consigliere indipendente Gabriele Esposito: «Si vada alle urne nella data fissata. Chi riesce ad ottenere in pochi giorni l'emanazione di un provvedimento governativo per un eventuale rinvio delle elezioni forensi si adoperi in tal senso anche per il ripristino delle tariffe forensi e degli altri temi veramente cari all'Avvocatura». In campo da ieri, ma come indipendente, anche la penalista Barbara Berardi, che con un comunicato stampa aveva sollevato il problema dei «senatori» e della loro incandidabilità, mentre per Antonio Valentino, va auspicato un rinvio di 60 giorni per «la conversione in legge del decreto sulla incandidabilità, per evitare scongiurare il caos di ricorsi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino