La seconda vita di Materazzo, detenuto modello in aiuto dei più deboli

La seconda vita di Materazzo, detenuto modello in aiuto dei più deboli
Gioca a scacchi con se stesso Luca «Luchino» Materazzo. E lo fa da una vita, ora più che mai che si trova in carcere alle prese con l'accusa di aver...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Gioca a scacchi con se stesso Luca «Luchino» Materazzo. E lo fa da una vita, ora più che mai che si trova in carcere alle prese con l'accusa di aver ammazzato il fratello Vittorio. Luca il presunto assassino, Luchino il volontario-assistente sociale; Luca il presunto carnefice del fratello 51enne, colpito a morte con oltre quaranta coltellate; Luchino che ringrazia giudici e cancellieri, quando fa una deposizione spontanea in aula; Luca che non si presenta in Tribunale, che rinuncia ai testi e che sembra - sottolineiamo sembra - volersi sottrarre al giorno più difficile, quello dell'esame da imputato; e Luchino che si conferma detenuto modello, lì in una cella del padiglione Firenze del carcere di Poggioreale, quella dei primari, quando offre la propria umanità e la propria esperienza giuridica per alleviare le ansie dei fratelli detenuti.


Due facce, una bianca e una nera, che giocano a nascondino da una vita, ora più che mai che si avvicina il giorno della sentenza, prevista tra aprile e maggio.
 
Aula 115, dunque, ieri mattina il colpo di scena. Luca non c'è. Imputato assente, non era mai successo prima d'ora. Ci sono i suoi legali, gli avvocati Concetta Chiricone e Alessandro Motta, che provano a calare l'asso, con una doppia richiesta: rinunciare a tutti i testi della difesa, ma anche chiedere (ai sensi dell'articolo 507 del codice di procedura penale) di ascoltare il consulente della difesa al quale era stato formalmente rinunciato.

Opposizione in aula del pm Francesca De Renzis e degli avvocati di parte civile Arturo ed Enrico Frojo (che assistono la moglie dell'ingegnere ucciso), scontato il rigetto del giudice Provitera: impossibile ripescare la testimonianza del consulente, il processo va avanti ed entra nelle battute finali. Dunque? Il prossimo 21 marzo, l'esame dell'imputato, che sarà tenuto a rispondere alle domande delle parti e del giudice; poi - a seguire - la requisitoria del pm, le arringhe, la sentenza.

Ma qual è la strategia che spinge Materazzo jr a rinunciare all'improvviso ai testi? E a cosa serviva il ripescaggio del biologo di parte? Ipotesi maliziose a parte, il giudice fa mettere a verbale che la richiesta dei difensori «è stata concordata con l'imputato», onde evitare nuove revoche e ulteriori ritardi. Un processo entrato decisamente nelle battute conclusive, che punta a ricostruire un dramma tutto interno alla famiglia di viale Maria Cristina di Savoia. Luca avrebbe ucciso Vittorio con oltre quaranta coltellate, dopo aver messo a punto un piano assassino studiato per anni. Cinismo e premeditazione da parte del più piccolo di famiglia: violenza brutale, fredda, contro il fratello maggiore che aveva assunto su di sé la responsabilità dell'azienda e dei beni di famiglia. Ma al di là delle accuse mosse a Luca, resta la dimensione umana di Luchino, emersa in alcune udienze del dibattimento e confermata dalla sua esperienza di detenuto modello. Sono i volontari dell'associazione La mansarda (che ha il proprio punto di riferimento in Samuele Ciambriello) a ricordare la dedizione di Materazzo jr nei confronti dei più deboli e insicuri, lì nel carcere napoletano. «Sempre partecipe alle iniziative sociali messe in campo da parte dei nostri volontari - spiega Ciambriello - Luca Materazzo è diventato un punto di riferimento per gli altri detenuti». Assiste i più deboli, sia da un punto di vista fisico che culturale, mette a disposizione la sua formazione giuridica per aiutare chi gli chiede anche solo un consiglio, non si risparmia neppure nei confronti del personale interno al carcere. Lusinghiero è il giudizio che ne hanno offerto gli agenti di polizia penitenziaria, quasi a confermare quel carattere disponibile e mansueto raccontato da alcuni amici venuti a testimoniare durante la prima fase del processo.


Mostro sanguinario o volontario al servizio degli altri? Carnefice in grado di sferrare decine di coltellate contro il fratello (che pure aveva provato una strenua difesa) o operatore nel sociale, attento ai diritti dei più deboli? Una domanda che ha attraversato l'intera istruttoria (nella quale si sono costitute, come parte civile, anche due delle tre sorelle Materazzo, rappresentate dai penalisti Simona Lai e Gennaro Pecoraro), che attende la prossima udienza, quella dell'esame dell'imputato. Niente più deposizioni a braccio, ma domande circostanziate del pm, delle parti e dei giudici, in una curva del processo che lascia sempre meno spazio a strategie e meline dibattimentali. Un mese per la sentenza sul delitto di Chiaia, quando i giudici dovranno scegliere a chi credere, tanto per chiudere i conti con quella partita a scacchi che va avanti da una vita: a Luca l'imputato o a Luchino il volontario al servizio dei più deboli? Leggi l'articolo completo su
Il Mattino