Coronavirus in Campania, aumentano i posti Covid negli ospedali di Napoli ma il San Paolo è in difficoltà

Coronavirus in Campania, aumentano i posti Covid negli ospedali di Napoli ma il San Paolo è in difficoltà
Sessantatre anni, malata di cancro, giunta in codice rosso in grave insufficienza respiratoria al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo, sottoposta due giorni fa al tampone...

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Sessantatre anni, malata di cancro, giunta in codice rosso in grave insufficienza respiratoria al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo, sottoposta due giorni fa al tampone e diagnosticata positiva per SarsCov2, dopo due giorni di permanenza nell'emergency del presidio di Fuorigrotta e poco prima del trasferimento programmato ieri mattina al Covid hospital del Loreto Nuovo, non ce l'ha fatta ed è deceduta. Un caso complesso, in cui l'infezione ha senza dubbio aggravato la malattia di base che affliggeva la donna ma anche una spia delle crescenti difficoltà che si iniziano a registrare, in Campania, nelle reti di cura dedicate al Coronavirus a causa dell'aumento dei casi di Covid-19. La donna non poteva essere trasferita in quanto era un codice rosso e versava in uno stato clinico molto grave con prognosi negativa. D'altro canto aveva bisogno di un'assistenza rianimativa specifica. Il San Paolo non è attrezzato con posti dotati di monitor e di ventilazione assistita per pazienti affetti da Coronavirus. Sia la tenda del pretriage sia i posti di isolamento ne sono sprovvisti. Pertanto è stata curata nell'area codice rosso del pronto soccorso. L'intero pronto soccorso è stato evacuato, paralizzato per 48 ore.

 
Al San Paolo si attende la definizione di un nuovo percorso per questo tipo di pazienti che con l'avanzare dell'epidemia potrebbero diventare più numerosi. Durante il lockdown è stato definito un tragitto interno non ancora codificato in maniera ufficiale. L'ospedale di Fuorigrotta ha difficoltà ad accettare pazienti instabili e sospetti Covid a causa della mancanza di ossigeno, monitor e telecamere nei posti a isolamento e nella tenda. Quella del San Paolo è una delle poche tensostrutture ancora attive in tutta la Asl Napoli 1 ma sconta temperature torride d'estate e disagi legati alle intemperie quando piove in quanto non coperta da tettoia. All'aumentare dei casi in città si registrano crescenti difficoltà sul fronte ospedaliero (tutti pieni i Covid center con residui pochi posti di terapia intensiva e sub intensiva all'ospedale del mare e al Loreto).

È imminente il raddoppio dei posti di degenza ordinaria e specialistica all'ospedale del mare (Covid affetti da altre patologie) ma l'implementazione di nuove unità di intensiva e sub intensiva (anche al Loreto) richiede personale che al momento manca da recuperare nelle pieghe dei distretti (tra gli specialisti ambulatoriali) ovvero con avvisi pubblici e chiusure di unità non Covid.
 

Anche il fronte dei servizi territoriali è impegnato in un gravoso lavoro: l'aumento dei contagi rende sempre più complesso il tracciamento dei contatti dei positivi al virus emersi dagli screening ponendo un freno alla tempestiva esecuzione dei tamponi che agli inizi di agosto procedeva più celermente. Sul territorio ogni medico di famiglia registra una decina di pazienti sospetti o conclamati Covid che accusano febbre da diversi giorni. Alcuni attendono il tampone prenotato troppo a lungo. Per altri, contatti stretti ma asintomatici del positivo in famiglia, non sempre il test viene eseguito ma è prescritta solo la quarantena e l'isolamento fiduciario. Può bastare? Chi garantisce che queste persone trascorsi 14 giorni siano libere dal virus? Un asintomatico scovato dallo screening con un sierologico e dirottato a un successivo tampone perché segue regole di ingaggio differenti dai suoi contatti stretti altrettanto asintomatici?. I medici di famiglia del resto si fanno carico dei malati che non hanno sintomi di malattia. Il caos potrebbe essere alle porte alimentato dalla sovrapposizione di Covid e virus influenzale. Sarà necessario effettuare una diagnosi differenziale. Il tampone rapido antigenico si può fare a casa? I servizi territoriali e la medicina di famiglia chiamati a filtro agli ospedali Covid già in affanno, hanno percorsi e prassi per tutte le evenienze possibili? Uno scenario complesso a cui si aggiungono le contraddittorie regole che vigono a scuola dove la mascherina - obbligatoria in ogni luogo e anche all'aperto, invece in classe, al chiuso per diverse ore, con ragazzi e insegnanti che condividono uno spazio piccolo e un tempo lungo - non è obbligatorio indossare.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino