Napoli, fabbrica di finti vaccinati all'ospedale San Gennaro: 300 euro per il Green Pass. Parola d'ordine, “quando seconda dose?”

Napoli, fabbrica di finti vaccinati all'ospedale San Gennaro: 300 euro per il Green Pass. Parola d'ordine, “quando seconda dose?”
Vaccinazioni di massa alla Sanità, ma fantasma. Una vera e propria organizzazione segreta No vax, quella che si è costruita negli ultimi mesi intorno...

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Vaccinazioni di massa alla Sanità, ma fantasma. Una vera e propria organizzazione segreta No vax, quella che si è costruita negli ultimi mesi intorno all’ospedale San Gennaro. Con tanto di parole in codice, in stile spy story, da comunicare a un negoziante che ogni giorno lavora nei pressi del presidio sanitario del centro storico: parole necessarie per accedere al servizio delle finte dosi. Brutta storia, nel cuore di Napoli: mazzette per ottenere green pass, soldi per avere in tasca la card ministeriale senza aver mai scoperto la spalla per il siero, fingendo di essere uno dei tanti cittadini che hanno accettato il programma di contrasto al coronavirus. È accaduto in questi mesi, grazie a una strana triangolazione, che ha legato un esercito di No vax, un esercente del centro storico e uno o più soggetti senza scrupoli che sono tuttora in servizio all’interno della struttura a due passi da rione Sanità. Una vicenda che il Mattino ha potuto verificare e che ha deciso di raccontare a partire da una premessa: c’è la consapevolezza da parte di questo giornale, che la stragrande maggioranza delle persone impegnate all’interno dell’ospedale San Gennaro svolgano un servizio prezioso per la salute pubblica; ma c’è anche la doverosa denuncia di un andazzo che per giorni si è consumato grazie alla collaborazione di soggetti privi di scrupoli.

Soldi, dunque, in cambio di finti vaccini e di green pass tecnicamente veri ma privi di aderenza alla realtà. Mazzette per avere certificati formalmente ineccepibili, se non fosse per la mancanza totale di somministrazione del farmaco. Ma proviamo a fare luce su questo nuovo retroscena, sulla scorta di una strana triangolazione. Tutto ha inizio con una sorta di passaparola, che è cresciuto in questi mesi in modo direttamente proporzionale all’emergenza pandemica, nei giorni bui della coincidenza delle varianti Omicron e Delta, ma anche della stretta governativa, quelle del supergreen pass. Come funziona l’andazzo? C’è chi si è recato in un esercizio commerciale che si trova nella zona del presidio sanitario, sibilando una sorta di parola d’ordine: «Quando la seconda dose?». 

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Parole che nulla hanno a che vedere con i generi venduti al bancone del negozio, ma che servono ad aprire un mondo fatto di maneggi, tangenti e possibili complicità istituzionali. E andiamo avanti a capire cosa accade dopo che c’è stata la strizzata di occhi, che sembrerebbe tratta da un film di Totò se non avesse delle conseguenze potenzialmente micidiali sul fronte della tenuta del sistema blocca contagi. Fatto sta che dopo aver pronunciato la parola chiave, è bastata un’intesa di pochi secondi, nella quale il No vax di turno mette sul tavolo trecento euro (è questo il prezzo dell’imbroglio), oltre a un documento decisivo per portare avanti questa trama: la propria tessera sanitaria. Ed è così che dopo qualche tempo, sullo screen del finto vaccinato compare il documento ministeriale, il via libera per una vita normale, con cittadini non immuni mimetizzati da pazienti vaccinati. Non è chiaro chi abbia recepito il documento e chi abbia caricato uno o cento nominativi sulla piattaforma regionale. Verifiche in corso, alla luce della straordinaria attenzione mostrata in questi mesi dalla Asl Napoli uno e degli stessi organi investigativi che presidiano il territorio. Un falso, una probabile truffa ai danni del sistema sanitario, solo per alcuni versi simile a quanto accaduto tra novembre e gennaio scorsi a Capodimonte, nell’hub della Fagianeria, dove i militari del Nas (sotto il coordinamento della Procura di Napoli) hanno arrestato due infermieri (oggi reo confessi). Ma tra i due episodi c’è una prima differenza che è saltata all’occhio, dopo una sorta di screening condotto dall’interno della struttura sanitaria: se a Capodimonte, il farmaco veniva disperso all’interno di un batuffolo di ovatta, grazie alla simulazione di una finta puntura, in questo caso tutto è avvenuto in modo informatico. 

Prima sono stati caricati i dati della tessera sanitaria portati all’interno del box allestito nel San Gennaro, poi è avvenuto il via libera per la falsa attestazione. Un sistema formalmente impeccabile, ricostruito dal Mattino nel corso di un reportage dentro e fuori il San Gennaro, ma che ha anche insospettito i vertici ispettivi della struttura sanitaria. In che modo? È apparsa evidente la sproporzione tra il numero di vaccinati formalmente dichiarati dal San Gennaro e l’accesso all’interno della struttura, per altro potenzialmente verificabile grazie al sistema di videocontrollo interno. Ma non è solo una sensazione estemporanea ad aver indirizzato le indagini. C’è un altro punto. A distanza di 21 giorni tra la prima e la seconda dose, stesso vuoto di persone nel reparto, a monte di un numero decisamente alto di clienti vaccinati sulla carta. Strana anomalia, materiale buono per i carabinieri del Nas e per le verifiche della Procura di Napoli.
 

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Il Mattino