Delitto Materazzo, l'ira della vedova: «Processo a rilento, non ho giustizia»

Delitto Materazzo, l'ira della vedova: «Processo a rilento, non ho giustizia»
Ci si aspettava un'udienza ricca di testimonianze. Ma, dei tre testimoni previsti in calendario, se n'è presentato solo uno e così è passata lenta...

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Ci si aspettava un'udienza ricca di testimonianze. Ma, dei tre testimoni previsti in calendario, se n'è presentato solo uno e così è passata lenta un'altra tappa del processo sull'omicidio dell'ingegnere Vittorio Materazzo, accoltellato sotto casa il 28 novembre 2016 in via Marina Cristina di Savoia a Chiaia. Un dibattimento caratterizzato anche da un singolare e frequente cambio di avvocati del collegio di difesa da parte dell'imputato, Luca Materazzo, fratello della vittima e unico sotto accusa per l'efferato delitto.

 
«Il mio diritto a conoscere la verità sulla morte di mio marito, in questo momento, è profondamente frustrato dalle lungaggini di questo processo che mi sembra chiaramente condizionato dall'atteggiamento lucidamente ostruzionistico che l'imputato ha deciso di assumere fin dal suo inizio» ha commentato Elena Grande, la moglie di Materazzo. Per lei ogni udienza è un ripercorrere le drammatiche fasi di quella sera quando aspettava il marito per cena e invece dovette vederlo a terra e poi raccontare tutto ai due figli piccoli. Ma la signora Grande ha deciso di affrontare questa prova e ogni volta che c'è udienza è in tribunale per seguire il dibattimento. Vuole solo sapere chi e perché ha ucciso suo marito. Per la Procura la risposta c'è ed è Luca Materazzo, che avrebbe assassinato il fratello con il quale i rapporti non sarebbero mai stati buoni. Luca si è sempre difeso, respingendo questa tesi. Da quando è iniziato il dibattimento ha cambiato 15 avvocati, segno che fatica a concordare una linea. Ora si fa assistere dai penalisti Alessandro Motta e Concetta Chiricone, subentrati da due udienze.

Il processo è giunto nella fase dell'esame in aula dei testi della difesa. Ieri si è presentato solo un assistente capo del commissariato di polizia San Ferdinando che la sera del 28 febbraio 2016, con un collega, si recò a casa Materazzo su segnalazione proprio dell'ingegnere in seguito a una lite che questi aveva avuto con il fratello Luca. Il teste ha risposto alle domande sull'intervento, sforzandosi di ricordare il più possibile di quello che fu un episodio che risale a tre anni fa e che non avrebbe destato particolarmente allarme, la situazione sembrava già rientrata.


Il processo è stato rinviato al prossimo sette marzo. In aula nuovi testimoni. Dal momento che i due attuali avvocati dell'imputato sono subentrati di recente nel collegio di difesa, prima di chiudere l'udienza il giudice Giuseppe Provitera, presidente del collegio della prima sezione della Corte di Assise dinanzi al quale si celebra il dibattimento, ha concesso una pausa di dieci minuti per consentire a Luca e ai suoi difensori di consultarsi e stilare un elenco. È stata quindi presentata una lista di otto testimoni per la prossima udienza. Esaurita questa lista sarà la volta di Luca, del suo esame in aula da imputato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino