Dalla Lega al Pd, via alla lunga corsa alla Regione Campania (ma con le civiche)

Dalla Lega al Pd, via alla lunga corsa alla Regione Campania (ma con le civiche)
C'è un'unica certezza che emerge da questo turno di ballottaggi: se il centrodestra, purché a trazione leghista, avanza ovunque in Italia, arretra invece, e...

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C'è un'unica certezza che emerge da questo turno di ballottaggi: se il centrodestra, purché a trazione leghista, avanza ovunque in Italia, arretra invece, e di brutto, in Campania con i candidati sindaco in prevalenza di Fi. Perché, Castel Volturno a parte, perde quasi tutte le sfide dirette nei comuni. Ha vinto allora il Pd? Nemmeno perché ha vinto, in generale il centrosinistra, e il partito di Zingaretti ha prevalso solo alleandosi con progetti civici locali e comunque senza mai adottare il simbolo. E, in alcuni casi, vedi Casoria ed Avellino, ha vinto sì il centrosinistra ma mettendo fuori gioco il candidato ufficiale del Partito democratico. E, in questo nuovo quadro politico, torna in mente una vecchia strategia deluchiana per le elezioni: non presentare il simbolo del partito, come ha fatto per anni nella sua Salerno. E infatti non c'è il simbolo Pd a Paestum, nel salernitano, dove vince il deluchianissimo Franco Alfieri mentre a Casoria e Casavatore le liste locali di Campania Libera fanno fuori il candidato del Pd stesso. In piccolo, la stessa cosa che è accaduta anche ad Avellino, dove perde il candidato ufficiale democrat a favore di Gianluca Festa, zingarettiano e iscritto del Pd, ma civico.

 
È lampante la debacle del centrodestra che perde sopratutto nel Casertano, la provincia che per anni ha garantito un forziere di voti a Forza Italia. E, Castel Volturno a parte, se non frana completamente lo schieramento è solo grazie alla crescita della Lega che non vince, come accarezzato, le sfide di Aversa e Casoria nonostante la presenza di Salvini ma comunque cresce. E sempre a danno degli azzurri. Uno scenario nuovo, per certi versi inatteso in queste proporzioni, che ora rimescolerà le carte per le prossime regionali. Perché Matteo Salvini, come ha già annunciato due settimane fa, può ora rivendicare la candidatura alla presidenza di palazzo Santa Lucia. Dal voto esce un segnale di come un leghista può, con l'aiuto di tutta la coalizione, sfidare direttamente il governatore De Luca. Checché ne dicano gli azzurri che, alla vigilia delle elezioni, rivendicavano il nome del candidato presidente.


Capitolo a parte lo meritano i grillini che a questo giro di boa spariscono dai radar. Nonostante rimangano, dati delle Europee di due settimane fa, il primo partito in Campania a queste comunali non hanno svolto praticamente alcun ruolo. A Casoria, Nola e, sopratutto Avellino amministrato per pochi mesi, escono di scena già due settimane fa. Unica consolazione Bacoli dove Josi Della Ragione, sostenuto da Dema, vince al secondo turno con il contributo dell'elettorato grillino. Infine rimane il centrosinistra che verrà. Da declinare in maniera diversa, con un'alta dose di civismo. «In Campania, dove pure abbiamo faticato a costruire coalizioni, vinciamo a Nola per la prima volta nella storia, vinciamo a Casoria», esulta ieri Marina Sereni, responsabile nazionale enti locali del Pd. Ma a Nola vince una coalizione civica in cui il Pd non presenta il simbolo ufficiale. E, addirittura, a Casoria vince il candidato deluchiano che al primo turno ha battuto proprio il nome ufficiale del Pd. Deluchiano perché eletto con le insegne di Casoria Libera, spin off di quella lista Campania Libera determinante per la vittoria di De Luca nel 2015. E così a Casavatore dove la lista deluchiana è determinante per sconfiggere l'ex senatore del Pd Pasquale Sollo. Alla fine vince, insomma, un centrosinistra atipico in cui lo stesso Pd è anche vittima. Ma forse ha ragione il sindaco de Magistris quando dice come «la nostra regione è un vero e proprio laboratorio nazionale di alternative alle formazioni di destra». «Avanti per costruire un programma, una nuova coalizione di centrosinistra e di forze civiche, una alternativa di governo», ragiona invece Antonio Bassolino facendo notare che ogni elezione è diversa. Ma il Pd in questo movimentismo a sinistra rischia anche la spaccatura. Come ad Avellino. Sentite cosa dice il neo sindaco del capoluogo irpino appena eletto: «Abbiamo liberato Avellino da Mancino, D'Amelio, Petracca e il Pd», attacca Gianluca Festa riferendosi, in particolare alla presidente del consiglio regionale D'Amelio e al consigliere regionale deluchiano Maurizio Petracca (mentre un altro fedelissimo deluchiano come Francesco Todisco era sponsor di Festa). Ed è quindi troppo presto per cantare vittoria perché nel Pd è già aria da resa dei conti prima delle Regionali... Leggi l'articolo completo su
Il Mattino