Flop beni confiscati, la Città Metropolitana di Napoli lascia

Flop beni confiscati, la Città Metropolitana di Napoli lascia
Prima la delibera di recesso da parte della Città Metropolitana, adesso le dimissioni «irrevocabili» del direttore. Vacilla il destino del Consorzio Sole, e di...

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Prima la delibera di recesso da parte della Città Metropolitana, adesso le dimissioni «irrevocabili» del direttore. Vacilla il destino del Consorzio Sole, e di conseguenza quello di decine di attività all'interno di beni sottratti alla criminalità organizzata: ville, appartamenti, palazzine, locali commerciali, terreni con fabbricati a rustico e ruderi con terreno circostante. Un patrimonio immobiliare dal valore milionario esteso tra Napoli e la provincia, confiscato e conferito ai Comuni dall'apposita Agenzia nazionale, e da questi ultimi assegnato nel corso degli anni al Consorzio Sole (Sviluppo Occupazione Legalità Economica) che ha finora gestito i singoli beni consentendone l'utilizzo da parte di cooperative ed associazioni. Dalla sede di Radio Siani alla casa di Asharam per la pace e la non violenza; dallo sportello anticamorra alle attività a favore di ragazzi autistici e celiaci; dalla produzione dei vini e delle specialità locali a quelli dei litografi vesuviani, fino alle associazioni di protezione civile: sono tante le attività che hanno trovato spazio nei beni sottratti a clan del calibro dei Russo e Alfieri nel Nolano, Rea a Giugliano, Nuvoletta a Marano, D'Alessandro a Castellammare, Lo Russo a Napoli. La restituzione insomma «alla società civile dei beni che sono proventi di attività criminale», secondo lo slogan con il quale il Consorzio vide la luce nel 2003. Un meccanismo improvvisamente andato in tilt.

 
Con una delibera del luglio scorso, il Consiglio metropolitano ha votato il recesso dal consorzio promosso 15 anni fa proprio dall'Ente di piazza Matteotti come sponsor principale di una nascente struttura per la gestione dei beni confiscati alla camorra in provincia di Napoli, fiore all'occhiello dell'allora Provincia guidata da Amato Lamberti. Le ragioni? Ufficialmente a luglio scorso il Consiglio, votando all'unanimità la proposta del sindaco De Magistris, ha preso atto dell'obbligo imposto dalle legge 191 del 2009 di «soppressione dei consorzi di funzioni tra gli enti locali» per il contenimento della spesa pubblica. Un passaggio procedurale obbligatorio, insomma. Ma probabilmente non è un caso che l'accelerazione sia arrivata poco dopo l'apertura di un fascicolo della Corte dei Conti. Certo è che pochi giorni fa il direttore del Consorzio Lucia Rea, attualmente comandante del Corpo della polizia metropolitana di Napoli, ha «rassegnato le proprie irrevocabili dimissioni dall'incarico di direttore». La pratica è ora nelle mani del Revisore dei conti Nicola Tozzi che avrà il compito di traghettare l'assemblea alla votazione del nuovo organo di gestione.

«Sono abbastanza speranzoso che, paradossalmente, una volta liberatosi del fardello della burocrazia del palazzo Matteotti, il Consorzio potrebbe avere addirittura vita migliore», afferma il consigliere delegato ai beni confiscati e al Consorzio Carmine Sgambati. Che esclude retroscena in una decisione presa così tanto tempo dopo il varo della legge 191, e spiega che ora «saranno i sindaci dei Comuni aderenti a continuare l'attività: il Revisore unico convocherà l'assemblea che eleggerà un nuovo consiglio direttivo e di conseguenza un nuovo direttore. La Città Metropolitana invece continuerà a gestire in proprio i beni ad essa assegnati».

Il punto è che burocrazia da una parte e tentennamenti politici dall'altra hanno spesso rallentato le procedure di sgombero e di riassegnazione, causando talvolta il deterioramento dei beni e la rioccupazione da parte di chi non ne aveva più diritto. Altri beni, specialmente nell'ultimo anno, restano ancora in un «limbo» perché le gare di assegnazione sono andate deserte. Su questo verte l'indagine della Procura regionale della Corte dei Conti, che ha aperto un fascicolo cui ha fatto rapidamente seguito la delibera di recesso. La magistratura contabile ipotizza un danno erariale.


Nato esattamente 15 anni fa su iniziativa e spinta della Provincia di Napoli, al Consorzio Sole hanno aderito nel tempo i Comuni di Afragola, Arzano, Boscotrecase, Casalnuovo, Castellammare di Stabia, Ercolano, Marano di Napoli, Melito di Napoli, Nola, Portici, Pollena Trocchia, Pomigliano d'Arco, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant'Antimo, Saviano, Torre del Greco e Villaricca. «Ora saranno i sindaci a dare la giusta spinta propulsiva, invitando il Revisore unico a convocare l'assemblea per l'elezione dei nuovi organi», aggiunge Sgambati. Nella delibera però si demanda al direttore l'adozione di tutti gli atti «necessari ai fini dell'applicazione anche da parte dei Comuni della norma che ne impone la soppressione». In pratica dopo la Città Metropolitana anche i singoli Comuni devono scegliere se restare nel Consorzio, a questo punto cambiandolo per renderlo aderente alle nuove normative, o rompere gli indugi e uscirne, decidendo magari di continuare a gestire i beni in modo autonomo. Sia dal punto di vista politico che da quello funzionale questa è una storia tutta da scrivere. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino