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Si balla dappertutto e senza regole: sulle spiagge intorno ai lidi, nei locali, nelle piazze, all’esterno dei bar, tra i vicoli dei quartieri. La vita notturna napoletana è una discoteca abusiva e itinerante, che viaggia, si pubblicizza e viene documentata attraverso le stories Instagram e Tik Tok dei suoi protagonisti. Le piste da ballo sono ufficialmente chiuse, come da regolamento anti-Covid, ma nei fatti si danza eccome a ritmo di console e hit ’21 in Campania e all’ombra del Vesuvio - da Coroglio a Nisida, dai Quartieri spagnoli al litorale di Licola-Varcaturo. Sale dunque la preoccupazione per i contagi, con tanti giovani che, dopo aver disertato i vaccini, si espongono ora alla variante Delta nella vita del by-night allergica a distanziamenti e dpi. Inoltre, in uno scenario tanto confuso, sale anche lo scontento dei gestori: «Con i nostri locali aperti i controlli sarebbero maggiori», dicono. Di sicuro, allo stato attuale dell’estate, la deregulation della vita notturna ufficiosa è quasi totale. L’aperitivo che si trasforma in rave, la cena che diventa concerto alla consolle, la partita dell’Italia con «maxischermo in spiaggia» (eventi simili sono previsti anche oggi) che diviene notte disco a due passi dal mare, baretti in zona flegrea che alzano il volume rendendo la serata un concerto sul marciapiede pubblico.
Gli escamotage del mondo della notte sono tanti, e tutti nel segno del fatto che il confine tra discoteca e ristorante si è assottigliato sempre più, in questa delicata fase di post-Covid (non sono pochi, a riguardo, gli interventi delle forze dell’ordine che hanno disperso party improvvisati). Come detto, marketing, commenti video e foto degli eventi viaggiano nelle stories Instagram e Tik Tok.
In questo caos, la situazione di “non linearità” che caratterizza il divertimento nella seconda estate del Covid non sta bene neppure a tanti imprenditori del settore, specialmente a quelli che preferiscono rispettare le regole. «Di feste abusive ce ne sono dappertutto - commenta Umberto Frenna, titolare dell’Arenile - le aziende invece stanno fallendo a decine, e le strutture che stanno venendo meno sono le uniche in cui ci sarebbe un controllo sugli accessi. La condizione attuale è un’assurdità: facendo entrare i ragazzi col green pass nelle attività controllate si azzererebbero i rischi. Tenendo chiuse le discoteche, al contrario, si favoriscono l’illegalità e i pericoli sanitari». «Si balla in ogni angolo del Paese, tranne nelle discoteche, che sono ancora chiuse - dice Alessandro Esposito, imprenditore del settore e presidente di Silb Campania - I lidi stanno facendo affari d’oro, anche se non si potrebbe ballare da nessuna parte. Il problema, però, non è solo campano o napoletano, ma nazionale. Le piste al chiuso sono off dal marzo del 2020, il 70% delle discoteche di Napoli e dintorni non è riuscito a riconvertirsi in lounge-bar o ristorante.
Le piste all’aperto sono chiuse dal 16 agosto 2020, dopo aver riaperto a metà giugno 2020. Quanto ai ristori si è fermato tutto: è da poco arrivata la seconda tranche di aprile, del tutto insufficiente». «Un altro paradosso - fa notare Luca Di Martino, imprenditore dei Baretti di Chiaia - riguarda il divieto di consumo per strada, che si accompagna al permesso “velato” degli assembramenti nei locali che hanno funzio
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