Napoli, è allarme in via Petrarca: «Dopo le fiamme nessun intervento»

Napoli, è allarme in via Petrarca: «Dopo le fiamme nessun intervento»
Sono trascorsi quindici mesi dall'incendio in via Petrarca che distrusse una casa e parte del verde circostante. Da allora i ruderi di quella abitazione abusiva sono rimasti...

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Sono trascorsi quindici mesi dall'incendio in via Petrarca che distrusse una casa e parte del verde circostante. Da allora i ruderi di quella abitazione abusiva sono rimasti lì in bella mostra per turisti e residenti. Il tratto interessato è quello davanti alla parrocchia San Luigi Gonzaga dei Gesuiti, all'altezza del civico 115. I primi rilievi dopo l'incendio portarono a pensare gli investigatori che a causare le fiamme fosse stata una concausa naturale, forte vento misto a sterpaglie bruciate dal sole. I cittadini che vivono in quella strada si dicono «stanchi», tanto da aver costituito il comitato «residenti via Petrarca» attraverso il quale lanciano un grido d'allarme: «Quella casa andata in fiamme temiamo possa franare sulla collina di Posillipo e finire direttamente sulle abitazioni che ci sono sotto». L'incendio nell'abitazione rasa al suolo dalle fiamme, costruita più di sessanta anni fa, si sviluppò sotto il manto stradale: l'ingresso della casa era situato infatti sul lato della parrocchia e attraversava sottoterra tutta la carreggiata, per poi uscire sul lato mare della collina. Tre giorni fa l'ultimo sopralluogo con i rappresentanti della prima Municipalità.

 
La semi-carreggiata, per più di un anno rimasta chiusa, ha riaperto una settimana fa. Il muretto che divide il belvedere, da quel che resta della casa bruciata nell'incendio del 17 luglio dello scorso anno, è distrutto, con pezzi di ferraglia attorcigliati uno sull'altro. Basta affacciarsi per poter scorgere lo scheletro nudo e oramai ridotto parzialmente in cenere della vecchia casa. «Dopo oltre un anno tuonano i residenti è vergognoso che i resti non siano stati rimossi. Abbiamo stimolato la Municipalità e anche il Comune, ma tre giorni fa sia l'ufficio tecnico che l'ufficio strade non si sono presentati all'incontro. La cosa che ci fa più male è vedere i turisti scattarsi selfie sui resti bruciati di quella casa completamente abusiva. Uno schiaffo alla cartolina storica di questa città. Basti pensare a quanti pullman ogni giorni raggiungono il belvedere per poi ritrovarsi davanti uno spettacolo indegno. Oltre al fatto che qui rischia di cadere tutto». Poi suggeriscono «una rimozione in danno per motivi di urgenza a tutela della pubblica incolumità».

Da Palazzo San Giacomo arrivano rassicurazioni: «La strada l'abbiamo liberata pochi giorni fa e non c'è alcun pericolo di crollo. Il muretto lo aggiusteremo entro quindici giorni utilizzando la Napoli servizi». Ciò che preme di più il comitato di residenti è sapere quando arriveranno le ruspe per rimuovere i resti dell'abitazione: «È una vicenda che riguarda l'ufficio antiabusivismo, non dipende dagli uffici tecnici. Evidentemente sono ancora in corso le verifiche» spiegano dal Municipio. La storia di via Petrarca però non è l'unica a tenere con il fiato sospeso i cittadini.


Una residente in via Domenico Fontana, tra Vomero ed Arenella, Daniela Postiglione, accende i riflettori sui lavori di demolizione e ricostruzione del fabbricato storico delle suore domenicane: «Non posso fare a meno di pensare al crollo del ponte Morandi di Genova scrive la donna Dopo i lavori c'è motivo di essere molto preoccupati, per i seguenti motivi: a seguito delle opere effettuate la pavimentazione di via Domenico Fontana ha subito un notevole abbassamento del suolo che desta turbamento a tutti gli abitanti della zona, considerando il passaggio di mezzi pesanti e la concreta possibilità di provocare altri smottamenti all'asfalto. Il timore è che possa crollare la strada. In tarda sera, inoltre, intorno all'una, le due di notte grossi tir entrano nel cantiere per prelevare i materiali di risulta da smaltire con tanto di amianto annesso. Dulcis in fundo hanno anche abbattuto la vecchia chiesa, dopo averci assicurato il contrario». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino