«Lui è peggio di me» è un film-commedia di metà anni '80 con Renato Pozzetto e Adriano Celentano, si rideva a crepapelle. È la metafora...
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La cerimonia a Villa Betania è iniziata alle 10 e come in un copione ben conosciuto alla coppia istituzionale, De Luca è arrivato un minuto prima, de Magistris alle 10,03 con i rispettivi staff che sudavano freddo: «È arrivato già Giggino?», e dall'altra parte: «Dove si è seduto De Luca?», una macchietta. Ma è la realtà perché l'ex pm ha preso posto nell'improvvisata sala-tendone in Villa Betania nella fila di destra rispetto al palco, una volta accertatosi che in quella sinistra si era già seduto il governatore. Uno spettacolo stancante e avvilente per i campani e i napoletani.
Il primo a prendere la parola è il sindaco, sale sul palco ed è proprio di fronte a De Luca. Ci sono gli apprezzamenti per il lavoro che svolge Villa Betania, la promessa di snellire le pratiche perché il nosocomio si sta allargando. Poi il discorso sulla sanità più in generale, sull'assistenza alle persone e qui de Magistris - senza mai citare il piano sanitario targato De Luca - affonda il colpo: «Il Comune sarà sempre al fianco di Villa Betania che assiste il corpo e l'anima - dice il sindaco in riferimento al fatto che si tratta di un ospedale evangelico - quando si tratta di assistere chi soffre le strutture non bastano mai, non esiste la sovrabbondanza. Bisogna prestare assistenza a tutte le persone senza distinzione. Io invece sento dire che vengono prima gli italiani. Io sono credente e credo nel messaggio del Vangelo che è rivoluzionario perché parla di giustizia e cuore e umanità sono la ricchezza di Napoli».
De Luca usa altri toni e un linguaggio più freddo, non cita mai il Comune anche se molte cose che dirà sono attribuili all'ennesima polemica con Palazzo San Giacomo. Ma c'è da dire che il sindaco appena De Luca ha preso la parola è andato via. E per dovere di cronaca va ricordato pure che de Magistris aveva annunciato che avrebbe lasciato prima la cerimonia. Tuttavia - sempre per dovere di cronaca - va ricordato che tutte le volte che De Luca inizia a parlare lui va via. Basta ricordare ciò che accadde alla festa del libro a San Domenico Maggiore. «Quando mi sono insediato - dice il governatore - la prima cosa che ho detto a tutti è che non bisogna ideologizzare la sanità, sarebbe stato un grande errore. Noi non guardiamo se il servizio è pubblico o privato ma alla qualità della prestazione e abbiamo fatto le nostre scelte. Alla fine i soldi si devono contare perché senza non si fa nulla. Abbiamo chiuso il quinto bilancio in pareggio e a luglio abbiamo scritto al governo che non c'è più bisogno del commissariamento». E al governo gialloverde dedica una battuta fulminante: «Ora siamo in attesa di come finirà la gara tra due ministri per capire chi è lo scemo e chi il mentitore». L'allusione è al famoso condono che sta facendo litigare i due vicepremier, il leghista Matteo Salvini e il pentastellato Luigi Di Maio. E visto che De Luca non ha mai nascosto una certa simpatia per gli esponenti leghisti, in cuore suo la gara in atto tra i due ministri ha già scritto il nome del vincitore. Poi De Luca si dedica - diciamo così - a Palazzo San Giacomo pure senza mai nominarlo. «Per fortuna - attacca - ora abbiamo l'Ospedale del mare, se non avessimo lottato avremmo un bel campo rom e avremmo accudito con amore queste persone e raccontato anche i furti di rame e tutto quello che accade dove ci sono queste strutture».
Questa la prima bordata. «Ci siamo abbracciati la croce di fare il presidente della Regione perché solo per arrivarci a Santa Lucia è una sfida: ci sono blocchi stradali, traffico, cortei di persone figli di un clientelismo di centro, destra e sinistra». Il presidente racconta dei primati della Regione e conclude con una battuta: «Noi vi saremo sempre vicini e tenete presente che paghiamo in euro non in moneta virtuale» evidente l'allusione al progetto del Comune di accettare i bitcoin. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino