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Si va dagli affari nella rimozione dei rifiuti industriali, alle aste immobiliari, dagli interventi sul cimitero di San Giovanni per finire alla gestione degli alloggi o dei locali commerciali, quelli – per intenderci – che sono sotto procedura di sgombero per occupazioni abusive.
Sono questi gli affari condotti da Salvatore Coppola, l'ingegnere ucciso un mese fa in un parcheggio del supermercato di San Giovanni a Teduccio, a pochi passi dal campus universitario della Fededrico II. Un delitto con tanti punti oscuri, tanti nodi da sciogliere e un solo punto fermo, almeno per il momento: qualche giorno fa, è stato il gip del Tribunale di Napoli Battinieri a firmare l'ordine di arresto per Mario De Simone, il 64enne ritenuto esecutore materiale dell'omicidio dello scorso 12 marzo.
Un'esecuzione a freddo, a leggere i dati dell'autopsia: un solo colpo alla nuca, mentre Coppola stava andando a prendere una delle sue tre auto parcheggiate nell'area di sosta del centro commerciale di corso Protopisani. Niente scooter impazziti, niente inseguimenti rocamboleschi, ma una scena che sembra studiata a tavolino: il killer si avvicina alle spalle del suo obiettivo, esplode un solo colpo che raggiunge alla nuca la vittima.
Poi la fuga. Con una andatura claudicante che al momento lo inchioda in cella, come presunto responsabile materiale dell'omicidio. A leggere le carte della Squadra Mobile di Napoli, si comprende che uno degli elementi decisivi a far scattare l'arresto del 64enne è legato al modo di camminare dell'indagato.
Ma quali sono i possibili moventi del delitto consumato da un uomo solo? Cosa ha spinto il presunto killer a fare fuoco? Inchiesta condotta dai pm Raimondi, Rossi e Sepe, dalla coordinatrice della Dda di Napoli Rosa Volpe, si scava nell'archivio di Coppola. C'è una cartellina che l'ingegnere aveva intitolato "clan Formicola", a dimostrazione della sua conoscenza del territorio nel quale era tornato a lavorare due anni fa, all'indomani della sua scarcerazione e della sua fuoriuscita dal programma di protezione assicurato dallo Stato ai pentiti. Come è noto, l'ingegnere era finito sotto inchiesta per una serie di affari da cui erano emersi contatti con il clan Mazzarella, egemone nella zona. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: Coppola era tornato ad occuparsi di pratiche legate agli immobili, alla rimozione di rifiuti industriali, a lavori edili e agli alloggi, potendo contare su una sorta di salvacondotto.
Poi qualcosa si è incrinato. Possibile che abbia detto di no a uno dei boss della zona. Che si sia rifiutato di assecondare una richiesta da parte di qualcuno legato alla camorra locale, finendo di fatto nel mirino. Già, ma allora perché impiegare per una vendetta un uomo di 64anni? Difeso dall'avvocato Melania Costantino, Mario De Simone si avvale della facoltà di non rispondere, dicendosi comunque innocente, estraneo ai fatti. Resta la domanda di fondo: chi avrebbe armato la mano del killer? E per quale motivo? Per gli inquirenti, il killer potrebbe essere stato assoldato in una operazione finalizzata a tenere nascosto il reale movente e la regìa dei mandanti, proprio per non scatenare una possibile reazione da parte di altri potentati criminali. Indagini a tappeto, si torna alla domanda di partenza: su quale affare, il professionista napoletano avrebbe detto di no, al punto tale da far tremare un intero mondo di relazioni?
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Il Mattino