Napoli, la guglia dell'Immacolata in piazza del Gesù imbrattata con 257 scritte

Napoli, la guglia dell'Immacolata in piazza del Gesù imbrattata con 257 scritte
Non bisogna smettere di indignarsi, nemmeno di fronte all’ennesimo assalto degli idioti col pennarello, nemmeno quando le persone si voltano dall’altra parte spiegando...

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Non bisogna smettere di indignarsi, nemmeno di fronte all’ennesimo assalto degli idioti col pennarello, nemmeno quando le persone si voltano dall’altra parte spiegando che «i veri problemi della città sono ben altri». Piazza del Gesù, guglia dell’Immacolata, marmi settecenteschi ancora affascinanti nonostante l’aggressione degli anni e la latitanza della manutenzione: le sedici colonne poste alla base del monumento sono un tappeto di scritte volgari, disegni osceni, promesse d’amore e cuoricini, ritratti malriusciti, segni lasciati a caso tanto per imbrattare. Le persone le sfiorano distratte, assuefatte a quella schifezza: ed è proprio da quella distrazione assuefatta che nasce l’indignazione grande. I problemi di Napoli non sono «ben altri», sono anche e soprattutto questi. Un popolo che non s’arrabbia se un imbecille va a imbrattare col pennarello un monumento-simbolo della città, vuol dire che è abituato a vedere umiliata la sua città, e questo è un segnale pessimo per il presente ma soprattutto per il futuro.

In una sera di turisti barcollanti e ragazzi indecisi sul da farsi, mentre piazza del Gesù era invasa dal ritmo di una banda di giovanissimi e bravissimi musicisti (la Scalzabanda), abbiamo incrociato il disegno di un volto di Adolf Hitler sul marmo di una colonna, circondato da svastiche. Quell’immagine orribile ci ha trascinato verso la base della guglia, da quel disegno è iniziato un tour della rabbia che in un attimo s’è trasformato in meticolosa sistematizzazione dell’imbecillità: abbiamo fotografato e preso nota di ogni singolo sfregio d’inchiostro sul monumento. In totale ne abbiamo contati 257, divisi in maniera non uniforme sulle sedici colonne che circondano l’obelisco, alto più di venti metri, in cima al quale la Vergine Immacolata osserva e protegge Napoli. In maggioranza sono segni quasi incomprensibili, riservati a chi s’intende di teppismo col pennarello, poi c’è un infinito campionario dell’idiozia umana raccontato con parole e segni di ogni genere, molti tendenti all’oscenità.

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Dopo aver preso nota d’ogni tipo di imbrattamento, abbiamo provato a dare un “genere” a quelle schifezze e siamo arrivati a tre macrocategorie: politica, sesso e amore.

Della prima categoria abbiamo già raccontato il disegno del volto di Hitler. Sotto quel disegno una mano ha scritto parole di censura circa l’immagine del dittatore e un’altra mano ha chiosato la critica utilizzando parole antisemite che oggigiorno dovrebbero essere cancellate dai vocabolari e che, invece, sono talmente diffuse da essere incise sul marmo di un monumento. Nella categoria della politica abbiamo deciso di inserire anche l’idiota che ha scritto «Alerta femminista» esattamente sopra la lapide che ricorda l’indulgenza plenaria concessa nel ‘700 da Papa Benedetto XIV a «chiunque venera questa santa immagine totis quoties e può liberare un’anima del Purgatorio per ogni volta che onora questa immacolata madre». Non c’è un riferimento a chi la disonora, Benedetto XIV non immaginava che trecento anni dopo, tra i napoletani sarebbe esploso il germe della cretinaggine a base d’inchiostro. In questo caso il campionario è estremamente vasto, si va dalle raffigurazioni del membro maschile, alla maniera dei bagni delle scuole medie, a più articolati disegni sulle parti intime femminili. Più dei disegni, però, osano le parole che, ovviamente, non ripeteremo per questione di rispetto ai nostri lettori. Chi fosse realmente interessato a conoscere l’intero campionario di frasi concentrate su pratiche sessuali più o meno note e diffuse, però, può andare di persona al cospetto dell’obelisco dell’Immacolata e leggerle.

Chi scrive col pennarello due nomi su un monumento del ‘700 e poi li circonda con un cuore, quale appellativo merita? Domanda retorica, non vi diremo la parola che pensiamo, anche perché ne starete pensando di altrettanto offensive anche voi. La lista dei messaggi d’amore è lunga, racconta storie finite tra le lacrime, intrecci appena iniziati, celebrazioni di anniversari che magari sarebbe stato meglio scrivere su un biglietto romantico invece che su un marmo antico. Intanto, tutt’intorno, la città passa senza accorgersi di quella schifezza. A un passo ci sono le aule di prestigiosi istituti scolastici, forse se da quelle aule nascesse un progetto per proteggere l’obelisco sarebbe un segnale importante, magari i napoletani del futuro crescerebbero senza assuefazione allo schifo, maturerebbero quel sentimento di indignazione che gran parte della città oggi ha dimenticato. 

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Il Mattino