Via Marina strada a rischio, intervista allo storico farmacista: «Qui è un inferno, nove bande in azione»

Via Marina strada a rischio, intervista allo storico farmacista: «Qui è un inferno, nove bande in azione»
La guerriglia urbana di via Marina. In quest'estate di escalation, non solo del turismo, ma della violenza e dell'inciviltà, la strada principale della Napoli...

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La guerriglia urbana di via Marina. In quest'estate di escalation, non solo del turismo, ma della violenza e dell'inciviltà, la strada principale della Napoli affacciata sul mare vive un doppio assedio. Uno buono e uno decisamente cattivo. Da un lato l'assalto dei turisti che percorrono la zona del porto. Dall'altro quello delle babygang e dei rapinatori, che puntano i Rolex dei crocieristi e portano caos e scompiglio tra vacanzieri, negozianti e residenti con atti vandalici di tutti i tipi. Parliamo di minorenni, che a volte minacciano la parte sana di via Marina nel nome dei clan a cui ambiscono o a cui sono in qualche modo legati. A parlarne è Vito Figurelli, titolare della Farmacia Loreto Mare, nel pieno di quella strada che dovrebbe essere la Barceloneta partenopea - oggetto di un discusso e costoso restyling negli ultimi anni - e che invece è oggi il palcoscenico indiscusso di rodei a cielo aperto «già a partire dal pomeriggio», esordisce il farmacista.

Ci racconta qual è il livello di sicurezza percepito da cittadini e negozianti della zona?
«Ci vorrebbero due o tre giorni per parlarne».

Intende dire che è basso?
«Lo è. Negli ultimi tempi si sono affacciate in via Marina diverse micro bande di minorenni. Si tratta di nove o dieci gruppetti di ragazzi giovanissimi, della prima adolescenza. Se li si guarda in faccia ci si accorge che avranno al massimo tra i 12 e i 14 anni».

E cosa fanno di preciso, queste babygang?
«Di tutto. A cominciare dalle scorribande in cui gridano all'impazzata e spaventano tutti. Episodi di questo genere iniziano già delle 17 del pomeriggio. E poi, distruggono i monopattini lanciandoli dappertutto e tirano pietre ovunque: sulle auto per farle fermare, contro la vetrina della mia farmacia. Addirittura le gettano negli appartamenti».

I residenti del quartiere non reagiscono?
«Ci provano, ma non è facile. Poco tempo fa, la mamma di uno di loro ha sostenuto che il ragazzino di una babygang appartenesse a questo o quel capo clan, e che quindi non ci si poteva fare niente. Si è trattato, in sintesi, di una velata forma di minaccia».

Non tira una bella aria, insomma, in via Marina. Viene in mente la stessa atmosfera di anarchia vandalica che si respira nella vicina piazza Mercato, oggetto di lavori Unesco appena finiti ma già deturpata dalle babygang incivili, non trova?
«Credo che stiamo parlando di un problema culturale. E penso che la problematica riguardi in parte anche le persone che cedono a queste minacce velate. Purtroppo i genitori spesso li appoggiano. Faccio un esempio: nei decenni scorsi, i figli venivano puniti dopo aver fatto qualche disastro a scuola. Oggi, al contrario, i genitori mandano gli avvocati a scuola per difendere i figli».

Lei si sente tranquillo a lavorare lì?
«Più o meno. Mi hanno dato fastidio qualche volta, ma tutto sommato ho imparato ad andare avanti. Tanta gente del quartiere, invece, non si sente tranquilla. E questo vale specialmente per gli anziani. Ritengo che la colpa di questo scenario sia anche della politica. Dico questo perché magari, se ci fosse un parco in zona, i ragazzini potrebbero sfogare lì almeno parte delle loro energie».

Invece l'ex baraccopoli di Napoli, proprio di fronte alla sua farmacia, non è ancora diventato un parco.
«Infatti. Al momento sembra un progetto quasi sospeso. I lavori procedono a ritmo molto lento. Eppure pensi che il progetto originario del parco della Marinella risale addirittura ai tempi del sindaco Iervolino. Ora, dopo anni in cui in questo enorme spazio affacciato sul porto c'è stata la baraccopoli partenopea, c'è un cantiere aperto».

Riassumendo: secondo lei i giovani si sentono trascurati dalla società, e dunque si riversano a fare danni in strada, a imbrattare i monumenti, a danneggiare la storia della città a cui appartengono?
«Un legame c'è di sicuro tra l'assenza di spazi verdi e lo stile di vita dei ragazzi napoletani. La penuria di strutture per giovani appesantisce il problema delle babygang, che disturbano i lavoratori, i residenti, i commercianti e la vita normale di una metropoli. Questo però non incide solo su via Marina. E succede anche a Chiaia, dove non ci sono luoghi di ritrovo e intrattenimento per i ragazzi. La Villa Comunale, per esempio, è ridotta malissimo».

Passiamo ai turisti. In tantissimi sono di passaggio nella zona del porto, specialmente nella straordinaria ripresa dei flussi di viaggiatori di questa prima estate senza restrizioni da virus. I vacanzieri, tra via Marina e dintorni, vengono presi di mira spesso dai baby-rapinatori?


«Si, succede. Ma da questo punto di vista voglio sottolineare che anche a Milano rubano Rolex nel quadrilatero della moda».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino