Napoli, violenza sessuale a Chiaia: «Ragazze, denunciate sempre»

I fatti accaduti in un ristorante del quartiere

Napoli, violenza sessuale a Chiaia: «Ragazze, denunciate sempre»
Pochi giorni fa era in un’aula di giustizia del Tribunale di Napoli, quanto mai decisa a raccontare la sua storia. Forte della documentazione clinica, che attesta le...

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Pochi giorni fa era in un’aula di giustizia del Tribunale di Napoli, quanto mai decisa a raccontare la sua storia. Forte della documentazione clinica, che attesta le violenze subite, accudita dal suo avvocato di fiducia, determinata ad andare avanti. E a rappresentare una sorta di monito per chiunque subisca un atto di prepotenza: «Mai un passo indietro, bisogna denunciare e andare fino in fondo, farsi forza a tutela della propria dignità». È determinata Mia (nome di fantasia), la ragazza che meno di due anni fa è incappata in una brutta storia di violenza e prepotenza. Era al lavoro in un ristorante di Chiaia, quando venne allertata dalle urla di un cliente all’interno della sala principale. Un cliente che protestava per la qualità del cibo e che si accaniva nei confronti della cuoca.

Una storia nota, raccontata dagli atti di un fascicolo giudiziario finito in questi giorni dinanzi al giudice per le udienze preliminari: Mia provò ad intervenire, a sedare gli animi, ma ebbe la peggio. Pugni in pieno viso, volto tumefatto da una testata, poi quella mano dell’aggressore all’altezza delle parti intime. Per gli inquirenti non ci sono mai stati dubbi. Aggressione cieca, spregevole, c’è l’accusa di violenza sessuale e di lesioni personali. 

Difesa dalla penalista napoletana Ester Lettieri, pochi giorni fa la vittima di questa storia era in aula, nel corso della prima udienza a carico di un uomo di 51 anni. Chiara la ricostruzione della giovane donna, in un procedimento destinato ad entrare nel vivo nel corso delle prossime udienze: «Sono qui perché vivo nel timore che quell’uomo possa agire in questo modo nei confronti di altre ragazze, nei confronti di altre persone inermbi». 

Inchiesta condotta dal pm Giulia D’Alessandro, magistrato in forza al pool fasce deboli coordinato dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, agli atti finiscono certificati medici e la stessa cartella sanitaria legata al ricovero della ragazza: «Mi ha dato una testata all’altezza del naso. Non c’era alcun motivo di agire in questo modo, per giunta nei confronti di una ragazza. Ero intervenuto perché quell’uomo inveiva nei confronti di mia zia, ho cercato fin dal primo momento di calmarlo, di riportarlo a una situazione di equilibrio». Poi quel colpo tra il naso e la bocca, e ancora le molestie. Una vicenda raccontata pochi giorni dopo i fatti, dalla stessa parte offesa, che non ha avuto esitazione a mostrarsi agli organi di stampa.

Prima udienza rinviata per un difetto di notifica all’imputato (attualmente ristretto agli arresti domiciliari), mentre nei suoi confronti il quadro potrebbe cambiare. Pesano i documenti sanitari, quelle cartelle cliniche che attestano le ferite riportate potrebbero anche spingere gli inquirenti ad aggravare le accuse nei confronti dell’imputato. Prossima udienza a fine aprile, quando in aula tocca al pm depositare le proprie conclusioni. Una vicenda in cui la parte offesa ha insistito su un punto: «Sono qui per ricordare a tutte che non bisogna mai tacere di fronte a un gesto di violenza o di arroganza». 

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Il Mattino