Tre anni fa a Poggiomarino insulti e lancio di monetine, a processo anche il sindaco

La contestazione a De Luca durante un intervento su Craxi

Tre anni fa a Poggiomarino insulti e lancio di monetine, a processo anche il sindaco
Insulti e lancio di monetine contro il governatore Vincenzo De Luca durante la proiezione del film su Craxi: è iniziato ieri mattina, dinanzi al giudice monocratico del...

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Insulti e lancio di monetine contro il governatore Vincenzo De Luca durante la proiezione del film su Craxi: è iniziato ieri mattina, dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata Silvia Paladino, il processo alle quattro persone che furono identificate dai carabinieri della compagnia oplontina la sera del 10 febbraio di tre anni fa a Poggiomarino. Tra loro c'è anche l'attuale sindaco, Maurizio Falanga. Una decina di persone parteciparono all'insolita protesta contro il presidente della giunta regionale della Campania, allora agli sgoccioli del primo mandato, intervenuto alla biblioteca comunale di Poggiomarino dove era in programma un incontro-dibattito sulla figura di Bettino Craxi, mentre al cinema era prevista la proiezione del film Hammamet di Gianni Amelio che racconta gli ultimi sei mesi di vita del politico italiano, interpretato dall'attore Pierfrancesco Favino. Al convegno era presente anche Bobo Craxi, figlio del leader socialista, il che scatenò le proteste dell'opposizione. Tra i contestatori ci furono appunto alcuni dei consiglieri comunali di quella minoranza, tutti eletti con liste civiche.



Al suo passaggio, De Luca fu insultato; gli fu gridato contro «vergogna», mentre alcuni presenti gli lanciarono alcune monetine da 1, 2 e 5 centesimi. Una contestazione che riportò alla memoria quella subita proprio da Bettino Craxi all'uscita dall'Hotel Raphael in una delle scene simbolo della fine della Prima Repubblica, dopo che il 30 aprile 1993 la Camera aveva respinto quattro delle sei autorizzazioni a procedere per corruzione e ricettazione che la magistratura aveva chiesto nei confronti dell'allora segretario del Partito Socialista. Tra gli imputati, per i quali la Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Andreana Ambrosino) ha chiesto la citazione in giudizio, c'è Maurizio Falanga, avvocato che pochi mesi dopo le elezioni slittarono a settembre per la pandemia si candidò sindaco con il centrodestra, vincendo la tornata elettorale. Con lui a giudizio ci sono l'ex vicesindaco Franco Carillo, nonché Salvatore Palladino e Alessandro Tucci. Tutti furono identificati quella sera stessa dai carabinieri, che poi li denunciarono a piede libero alla Procura di Torre Annunziata per i reati di oltraggio a un Corpo politico e oltraggio a pubblico ufficiale, accuse dalle quali potranno ora difendersi a processo.



Alla prima udienza, che si è celebrata ieri mattina, il presidente Vincenzo De Luca è individuato come parte offesa, ma ha deciso di non costituirsi parte civile. Nel frattempo tre imputati hanno chiesto il rinvio dell'udienza per provvedere a una offerta di risarcimento che depenalizzerà del tutto le accuse, mentre un quarto ha chiesto di poter accedere all'istituto della messa alla prova che di fatto cancellerà il reato in caso di esito positivo del percorso. Per sciogliere la riserva su queste due richieste il processo è stato rinviato a fine marzo, quando il giudice deciderà se procedere con il dibattimento oppure no. Qualora si dovesse svolgere regolarmente il giudizio, al banco dei testimoni sarà chiamato lo stesso Vincenzo De Luca, che fa parte della lista testi della Procura insieme ai carabinieri che identificarono i manifestanti. Durante quella serata, altre dieci persone furono identificate e la loro posizione passata al vaglio, ma il loro coinvolgimento nella plateale protesta è stato ritenuto marginale. All'origine della contestazione ci sarebbe stata la problematica degli allagamenti a Poggiomarino per risolvere la quale - secondo i contestatori - la Regione Campania non aveva fatto abbastanza. De Luca quella sera partecipò regolarmente all'appuntamento e successivamente minimizzò l'accaduto, parlando di «sciocchezze». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino