I mugugni e i veleni arrivano solo dopo la direzione nazionale. A posteriori, come accade di solito nel Pd, a prescindere da chi è il segretario. E così, due sere...
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IL NODO
Ai vertici del partito non l'hanno presa proprio bene, giudicando il caso De Luca jr un piccolo cortocircuito. Anche perché proprio ieri mattina era stato fissato il primo incontro tra Nicola Zingaretti e Franco Roberti al Nazareno. I due hanno chiacchierato per oltre un'ora: il segretario nazionale punta molto sull'ex magistrato napoletano. Non solo per il lavoro da fare alla Ue (i due convengono soprattutto sull'istituzione della superprocura) ma anche per la campagna elettorale. Perché Roberti deve essere, da qui al voto del 26 maggio, il nome di traino non solo per i candidati della circoscrizione del Mezzogiorno ma di tutto il Pd. Tanto che il governatore del Lazio sta già organizzando una convention a Napoli, un mese esatto prima del voto, in cui sarà lui direttamente a presentare tutti i candidati Pd del Mezzogiorno. Un format, voluto e pensato, solo per il capoluogo partenopeo. Convinto come Roberti sia il miglior nome messo in campo dal Pd in questo voto per rilanciare il tema della lotta alla criminalità.
IL PARTITO
Per questo motivo l'astensione in direzione del deputato De Luca jr diventa argomento di discussione interna nel partito e non poteva non essere notato il suo intervento in cui chiede di «fare il punto sulla linea politica del partito» come se ci sarebbe ancora da discutere dopo il congresso appena chiuso.
Non solo perché Zingaretti, con il nome di Roberti, si aspetta ora un lavoro ventre a terra da parte di due colleghi-governatori come Michele Emiliano ma, soprattutto, Vincenzo De Luca, che non l'ha appoggiato al congresso nazionale salvo convertirsi un minuto dopo il voto. E quindi proprio dall'ex sindaco di Salerno ci si aspetta un supporto su Roberti che, per di più, siede nella sua giunta. E se davvero c'è stata una conversione da Martina a Zingaretti, ora per renderla credibile e chiudere con il passato Zingaretti si aspetta che De Luca metta in campo il meglio di sé. Tradotto non solo l'elezione dell'ex magistrato ma, come si suol dire, una messe di voti.
IL DEPUTATO
«L'astensione è su un tema a carattere generale ovvero su alcuni nomi del passato candidati nelle liste del partito», si difende Piero De Luca riferendosi ai due nomi Mdp nelle liste democrat (uno è l'uscente Massimo Paolucci). E aggiunge: «Ma, a cominciare da Roberti, sui nomi messi in campo dal segretario Zingaretti, che tra l'altro sta facendo un lavoro apprezzabile, sono pronto a dare una mano e collaborare per fare squadra per il voto europeo di fine maggio». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino