Video choc dell'omicidio a Napoli, dietro il raid una faida tra le donne

Video choc dell'omicidio a Napoli, dietro il raid una faida tra le donne
Una faida tribale, animata soprattutto da donne. Sono loro a scatenare la guerra contro la famiglia della porta accanto, sono loro ad agire di notte, «armate di mazze da...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Una faida tribale, animata soprattutto da donne. Sono loro a scatenare la guerra contro la famiglia della porta accanto, sono loro ad agire di notte, «armate di mazze da baseball e coltellacci da cucina», sono loro a coprire il killer dopo il delitto, ad offrirgli assistenza durante la breve latitanza. Ne è convinta il gip Anna Laura Alfano, che mesi fa ha firmato gli arresti di Francesco Valentinelli, il 23enne ritenuto responsabile dell’omicidio di Gennaro Verrano, consumato lo scorso 17 novembre e immortalato da un video finito agli atti dell’inchiesta. Ma cosa ha scatenato la decisione di uccidere il proprio vicino di casa? Cosa provoca la rabbia omicida di un 23enne tra qualche giorno atteso dinanzi al giudice per omicidio volontario? Stando alla ricostruzione investigativa, in quello spaccato di vicoli che ruota attorno a piazzetta Trinità degli spagnoli si è consumata una faida di sapore medievale, tra urla e minacce lanciate sotto i balconi della casa dei «nemici», improvvisi raid nelle abitazioni a colpi di spranghe, fino alle aggressioni estemporanee, di quelle che non risparmiano neppure giovani donne che vanno a fare la spesa. 

 
I PRECEDENTI
È lo scenario nel quale viene calato dal gip il delitto dello scorso novembre, un omicidio messo a segno a pochi passi da studenti e anziani, passanti e residenti, che potevano essere centrati dalla furia del killer. Decisivo il racconto di una supertestimone, unica voce in un deserto di omertà e indifferenza, che decide di raccontare il prequel del delitto, di descrivere gli antefatti di un delitto «ordinario», quasi banale nella sua dinamica essenziale. Qui la camorra non c’entra - scrivono gli inquirenti - non è un delitto da ricondurre a storie di cosche a fatti di droga o di estorsione, qui c’è una storia di rancore che andava avanti da generazioni. I Valentinelli contro i Verrano, storie di vecchi che tramandano rancori sedimentati nel tempo ai più giovani. Ed è una donna dei Verrano, una giovane madre che spiega gli antefatti dell’agguato: «Tre giorni prima dell’omicidio, sono venute a casa nostra. Era notte fonda. Ci hanno aggredito e minacciato, avevano mazze da baseball, spranghe e coltelli, ci hanno ordinato di lasciare i Quartieri Spagnoli». Pochi mesi prima, ancora due aggressioni: ancora donne in azione, come racconta la superteste di questa storia. «Ero uscita di casa, pieno giorno, sono stata aggredita e ho rimediato una coltellata all’altezza della fronte. Fui costretta ad andare in ospedale, ma ai medici ho raccontato di essermi fatta male dopo una caduta». E non è finita. C’è un altro episodio sinistro al centro dell’inchiesta, che riguarda ancora Francesco Valentinelli: tre mesi prima dell’omicidio Verrano - stando al racconto della superteste -, il 23enne avrebbe preso di mira un uomo della famiglia rivale, all’esterno delle cornetterie lungo via Marina, non lontano dall’ospedale Loreto mare. 

 

IL DELITTO
Un crescendo di violenza poi culminato nell’agguato dello scorso 17 novembre, quello delle immagini che ritraggono in presa diretta l’assassino con gli occhiali scuri. Stando alle indagini del pm Ludovica Giugni, al termine degli accertamenti dei carabinieri del comando provinciale sotto la guida del colonnello Ubaldo Del Monaco, non ci sono dubbi sull’identità del killer: si tratta di Francesco Valentinelli, il rampollo della famiglia in aperta rivalità con i Verrano, che non esita a sparare a dispetto della presenza di donne e bambini, senza neppure pensare che un proiettile esploso contro uno scooter in movimento avrebbe potuto centrare la moglie della vittima (la donna era incinta, seduta sul sellino posteriore dello scooter guidato da Gennaro Verrano). 

IL GIP
Scrive il gip Alfano: «Non vi è dubbio che dopo l’aggressione raccontata dalla teste, subita tre giorni prima dell’omicidio, dopo l’imposizione di lasciare i Quartieri spagnoli, il clima si era fatto incandescente. Valentinelli è armato e scende in strada, e lì decide di aspettare la vittima, descritta nel corso dell’interrogatorio (dallo stesso assassino reo confesso) come un violento. Si avvicina e spara e continua a sparare anche dopo averlo ferito, preso da una furia incontrollabile».

Un assassino reo confesso, dunque, qual è la sua posizione? Atteso in aula il prossimo venti settembre, Valentinelli punta a dimostrare la mancanza della premeditazione. Sostiene di aver recuperato la pistola nel vicolo, di essersi spaventato dopo aver visto la sagoma di Gennaro Verrano in sella allo scooter e di aver agito d’impulso. 
Parole che fanno ora i conti con le immagini circolate in queste ore, da qualche giorno a disposizione del giudice per le udienze preliminari che dovrà esprimersi al termine del rito abbreviato.

Inchiesta che fa leva anche sul racconto di una donna - unica voce in mezzo a tanto silenzio - che ha deciso di violare la consegna del silenzio e di raccontare quelle aggressioni feroci subite di notte, per mano delle donne della porta accanto.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino