Cancro all'utero, la speranza arriva dall'Australia. Uno studio dei ricercatori della Griffith University del Queensland potrebbe portare il Paese a diventare il primo a...
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Il portentoso attrezzo per modificare i geni è il CRISPR-Cas9, che viene iniettato in nanoparticelle nel sangue del paziente. Queste poi, andrebbero a «cercare il gene che causa il cancro», l'E-7, per poi tagliarlo a metà. Così facendo, quando la cellula infetta cerca di riparare il gene infetto con la produzione di DNA, non riconoscerebbe più le particelle cancerogene, rimpiazzate da altre sane.
I risultati della ricerca, pubblicati su Molecular Therapy, per il professor McMillan e il suo partner di ricerca Luqman Jabair, sono passi importanti per dimostrare quanto siano utili le tecniche di modifica dei geni nella lotta al cancro. Anche perchè, dicono, nessun effetto collaterale è stato riscontrato nelle cellule trattate sperimentalmente: nè infiammazioni, nè danni di altri tipo. I due ricercatori hanno già presentato domanda di sovvenzione per poter passare a esperimenti su esseri umani nei prossimi 5 anni.
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Il Mattino