Covid, non solo Campania: il virus corre anche in Umbria e Liguria

Covid, non solo Campania: il virus corre anche in Umbria e Liguria
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Ieri pomeriggio all’entrata del pronto soccorso di un grande ospedale romano, il Policlinico Casilino, sul display passava una scritta che spiegava: «Serve tempo e spazio per gestire sospetti casi Covid. Per situazioni non d’urgenza rivolgetevi al medico di medicina generale per evitare attese molto lunghe. Pronto soccorso affollato». Basta questa immagine per comprendere cosa sta succedendo negli ospedali italiani: la nuova onda d’urto del coronavirus sta mettendo in difficoltà gli ospedali. Ed è solo l’inizio, l’inverno sta arrivando. Ieri anche l’ultimo traguardo psicologico è stato oltrepassato: abbiamo superato quota 10mila positivi.

Ma quali sono le regioni in cui la trasmissione del virus sta correndo più velocemente? Il dato dell’Rt, l’indice di trasmissione, racconta una parte della storia. Ormai tutte le regioni, secondo la Cabina di regia del Ministero della Salute, salvo rare eccezioni, sono sopra al livello critico di 1: Valle d’Aosta (1,53), Umbria (1,4), provincia autonoma di Bolzano (1,32), Campania (1,29) e Toscana (1,28) con il dato più alto. Ma è una fotografia scattata sulla situazione di dodici giorni fa. 

C’è un altro valore calcolato sulla base del numero di abitanti e più attuale. Se si guarda all’incidenza di nuovi casi ogni 100mila residenti, si comprende meglio, rispetto alla sola osservazione dei numeri assoluti, quali siano le regioni in affanno. Affidiamoci alla elaborazione della Fondazione Gimbe, che ha calcolato l’incidenza ogni centomila abitanti nelle ultime due settimane. Ci sono cinque regioni sotto attacco: Valle d’Aosta 176 casi ogni centomila abitanti, Liguria 169, Umbria 136, Campania 127 e Toscana 118. Segue il Veneto con 102, mentre il Lazio ha una incidenza meno grave, 78, ma la situazione sta comunque peggiorando (ieri 795 nuovi casi positivi). Il caso della Valle d’Aosta è emblematico: ha già deciso tre zone rosse. Ieri ha trovato 27 positivi, ma facendo appena 177 tamponi, con una percentuale del 15 per cento, altissima (se l’Italia avesse la stessa frequenza di infetti sui test eseguiti ci ritroveremmo con 22mila positivi al giorno...). Anche l’Umbria, una regione piccola che si era salvata nella prima ondata, è sotto assedio: non lo dice solo l’Rt e l’incidenza tra le più alte, ma anche il rapporto tra tamponi eseguiti e positivi. Ieri 198 infetti su 2.961 test, quasi il 7 per cento. Infine, c’è il caso della Liguria che ha un’altissima incidenza e, viste le percentuali, non sta eseguendo sufficienti tamponi. Ieri 585 positivi su 5.582 test, siamo al di sopra del 10 per cento. Il valore della percentuale dei tamponi positivi è importante: se resta sotto al 5 per cento significa che si sta cercando con attenzione i nuovi casi, se va molto al di sopra gli infetti non trovati sono molti. Bene, nell’ultimo mese proprio Liguria, Campania, Val d’Aosta (ma anche Piemonte) sono sempre state attorno al 10 per cento. Meglio il Lazio, attorno al 3-4 per cento, mentre la Lombardia è poco sopra.

Ma nella regione di Fontana si sta materializzando un altro incubo: i nuovi positivi stanno aumentando in modo esponenziale, siamo passati dai 307 di due settimane fa ai 2.419 di ieri e anche la percentuale dei tamponi positivi è finita in zona critica, attorno al 7 per cento. Milano ha un’esplosione di casi, con l’Rt a 2. In Italia una persona su cinque attualmente positiva vive in Lombardia, un dato altissimo pur tenendo conto del fatto che parliamo di una Regione con 10 milioni di abitanti. 

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Il Mattino