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Ieri pomeriggio all’entrata del pronto soccorso di un grande ospedale romano, il Policlinico Casilino, sul display passava una scritta che spiegava: «Serve tempo e spazio per gestire sospetti casi Covid. Per situazioni non d’urgenza rivolgetevi al medico di medicina generale per evitare attese molto lunghe. Pronto soccorso affollato». Basta questa immagine per comprendere cosa sta succedendo negli ospedali italiani: la nuova onda d’urto del coronavirus sta mettendo in difficoltà gli ospedali. Ed è solo l’inizio, l’inverno sta arrivando. Ieri anche l’ultimo traguardo psicologico è stato oltrepassato: abbiamo superato quota 10mila positivi.
Ma quali sono le regioni in cui la trasmissione del virus sta correndo più velocemente? Il dato dell’Rt, l’indice di trasmissione, racconta una parte della storia. Ormai tutte le regioni, secondo la Cabina di regia del Ministero della Salute, salvo rare eccezioni, sono sopra al livello critico di 1: Valle d’Aosta (1,53), Umbria (1,4), provincia autonoma di Bolzano (1,32), Campania (1,29) e Toscana (1,28) con il dato più alto. Ma è una fotografia scattata sulla situazione di dodici giorni fa.
C’è un altro valore calcolato sulla base del numero di abitanti e più attuale. Se si guarda all’incidenza di nuovi casi ogni 100mila residenti, si comprende meglio, rispetto alla sola osservazione dei numeri assoluti, quali siano le regioni in affanno. Affidiamoci alla elaborazione della Fondazione Gimbe, che ha calcolato l’incidenza ogni centomila abitanti nelle ultime due settimane.
Ma nella regione di Fontana si sta materializzando un altro incubo: i nuovi positivi stanno aumentando in modo esponenziale, siamo passati dai 307 di due settimane fa ai 2.419 di ieri e anche la percentuale dei tamponi positivi è finita in zona critica, attorno al 7 per cento. Milano ha un’esplosione di casi, con l’Rt a 2. In Italia una persona su cinque attualmente positiva vive in Lombardia, un dato altissimo pur tenendo conto del fatto che parliamo di una Regione con 10 milioni di abitanti.
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