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Nola aveva due anni e mezzo quando lasciò la Siria con i suoi, yazidi perseguitati, per cercare una nuova vita in Svezia. Ne aveva otto quando tradusse la lettera ufficiale che respingeva la richiesta di asilo. Pochi giorni dopo si addormentò. Un mese, due, tre, scanner, elettroencefalogramma, risonanze magnetiche, ospedali, centri di ricerca. Nola ha continuato a dormire: con tutte le funzioni vitali normali, ma prigioniera di un sonno simile a un coma, inspiegabile ai medici. Si è svegliata dopo più di 18 mesi. Un mistero. Che la neurologa Suzanne O'Sullivan svela nel suo ultimo saggio, Sleeping Beauties (belle addormentate) appena pubblicato in Gran Bretagna da Picador. «Crediamo che il brodo di pollo curi il colpo di freddo e non crediamo che le ragazze dei Miskito del Nicaragua si ammalino di grisi siknis con vertigini, convulsioni e svenimenti, o che in Kazakistan molti ragazzi a rischio di deportazione perdano coscienza o che in Svezia, decine e decine di giovani, dai 7 ai 19 anni, quasi tutte femmine, figlie di rifugiati, cadano a volte in un sonno lungo settimane, mesi, anche anni»: O'Sullivan non ha usurpato il titolo di detective dello spirito che la critica le attribuì quando vinse il Booker Prize nel 2016 con È tutto nella tua testa, pubblicato in Italia da Mondadori.
La primaria di Neurologia e responsabile di un centro per la cura dell'Epilessia a Londra si è recata al capezzale, di Nola, nel 2018, la ragazzina di dieci anni dormiva già da 18 mesi. Le terapie, gli scanner, le analisi e i consulti degli specialisti continuavano a essere impotenti: il cervello di Nola funzionava ancora benissimo, il suo corpo non presentava patologie, ma lei dormiva, dormiva solo, nel suo coma profondo, perenne, inspiegabile.
Con il suo saggio O'Sullivan prosegue il suo viaggio nelle malattie psicosomatiche, per le quali il lessico è restato spesso quello medievale: isteria, nevrastenia, pazzia, magari velatamente, stregoneria. «Ci troviamo nel pieno di una pandemia ha scritto qualche giorno fa sul Guardian O'Sullivan - Ci raccomandando di scrutare sintomi nei nostri corpi. Se c'è un momento adatto per diffondere un disturbo psicosomatico grazie ad ansia e suggestione, è questo. La minaccia di un virus può farci ammalare in tanti modi. È dal 2018 che visito comunità colpite da presunte epidemie di malattie psicosomatiche: so cosa possono fare al fisico. E so anche quanto la speranza possa curare». Intanto però Nola si è svegliata. «Sono felice di annunciarlo - ha scritto la dottoressa O'Sullivan - Ora si alimenta da sola, a volte va anche a scuola, ma non ha ancora ripreso a parlare. La sua famiglia ha ottenuto il permesso di restare in Svezia. Non è stata una terapia o una medicina a guarirla, ma la speranza di un futuro».
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