Decreto flussi, si riaprono le frontiere per 80mila stranieri. Ma la Lega punta i piedi

Il nuovo decreto flussi è in cottura e dovrebbe arrivare prima di Natale sul tavolo del consiglio dei ministri, ma la Lega di Matteo Salvini si prepara alle barricate anche...

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Il nuovo decreto flussi è in cottura e dovrebbe arrivare prima di Natale sul tavolo del consiglio dei ministri, ma la Lega di Matteo Salvini si prepara alle barricate anche perché il decreto viene scritto sulle rovine dell’abolita legge Salvini che nel 2019 mise un tetto ai flussi. «Vogliamo vedere molto bene il testo», sostiene Nicola Molteni, sottosegretario leghista al ministero dell’Interno. «Abbiamo tre milioni di cittadini che percepiscono il reddito di cittadinanza che ci costa nove miliardi solo quest’anno. Prima di far entrare nuovi immigrati vogliamo veder funzionare le politiche attive sul lavoro perché è lì che dobbiamo cercare la manodopera che manca». 

Il nuovo decreto flussi per il 2022 guarda alla enorme richiesta di lavoro che arriva dal settore dell’agricoltura, del turismo e del manufatturiero. «Sui lavoratori stagionali si può vedere - continua Molteni - anche se su turismo e agricoltura nel 2020 è stata già fatta una sanatoria che però è stata un fallimento ed finita a beneficio per lo più di colf e badanti. Sul resto chiediamo un confronto nella maggioranza perché così non va». 

In vista delle assunzioni e dei fondi stanziati dal Pnrr il nuovo decreto allarga le possibilità occupazionali legate alle quote di ingresso dedicate ai cittadini stranieri, ad immigrati comunitari ed extra comunitari. Si passerà, quindi, dai 30.850 previsti nello scorso anno a circa 80.000. Un numero quasi triplicato che aprirà le porte del lavoro in Italia a personale qualificato e a chi ne farà richiesta. «Non abbiamo ancora visto il testo, ma i numeri non ci convincono - prosegue il sottosegretario della Lega - ma è indubbio che se si fanno entrare migranti regolari bisogna espellere gli irregolari. Questo non sta avvenendo se si pensa solo ai 63mila immigrati sbarcati sinora. Un record!».

Il decreto che dovrebbe essere approvato a breve e sul quale stanno lavorando diversi ministeri, soprattutto Interno e Lavoro, permette l’ingresso regolare sul territorio italiano di cittadini stranieri per motivi di lavoro subordinato, lavoro autonomo, lavoro stagionale a cui segue relativa richiesta di permesso di soggiorno. L’ampliamento delle cifre previste dal Decreto è stato possibile anche grazie alle modifiche apportate ai Decreti sicurezza che durante il periodo nel quale c’era al Viminale, Matteo Salvini, aveva imposto un tetto, ora eliminato su indicazione della ministra Lamorgese. 

Il vecchio meccanismo prevedeva che il governo approvasse un Documento programmatico triennale sull’immigrazione regolare, a cui poi dovevano decreti flussi annuali da approvare entro il 30 novembre, nei quali erano indicate le quote massime di stranieri ammessi in Italia regolarmente, a cui concedere poi il permesso di soggiorno per lavoro. Il tetto è stato abolito e così il governo potrà emanare un decreto flussi, «nel limite delle quote stabilite nell’ultimo decreto emanato». 

Nei giorni scorsi, davanti alla richiesta pressante di personale avanzata dagli operatori del settore agroalimentare, ridotta drasticamente dalla pandemia, il ministro Andrea Orlando ha spiegato che «sul decreto flussi non è stato possibile procedere nella maniera auspicata per il 2021, ma stiamo lavorando come governo per verificare la possibilità di recuperare il tempo per il 2022 perché sappiamo quanto sia importante questo tema per dare un quadro di certezze alle imprese».

Saranno ammessi in Italia per motivi di lavoro subordinato non stagionale stranieri nei settori dell’autotrasporto merci per conto terzi, dell’edilizia e del turistico-alberghiero, ma anche dell’agrolimentare e del manifatturiero. La cooperazione in materia migratoria dovrebbe riguardare paesi come l’Albania, l’Algeria, il Bangladesh, la Costa D’Avorio, l’Egitto, El Salvador, la Bosnia-Herzegovina, la Corea (Repubblica di Corea), la Tunisia e moltissimi altri ancora. Di recente è stato introdotto anche il Guatemala. Una quota di ingresso sarà riservata a lavoratori non comunitari, residenti all’estero, che hanno partecipato a corsi di formazione professionale e di istruzione nei Paesi di origine.

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Il Mattino