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A Ragione o sentimento. «Forse non saremo quelli che provocano l’innamoramento – scherza Enrico Letta dal palco di Ancona, parlando del suo Pd – Ma siamo quelli affidabili, quelli che trovano le soluzioni». Del resto «il Paese si è innamorato per anni di Berlusconi, poi dei Cinquestelle e poi di Salvini. E ora – riflette – sembra pronto per altri innamoramenti. Mentre noi diciamo che è il caso di andare sulla sostanza».
E la sostanza, per il segretario dem, passa innanzitutto da tre punti. Giovani, donne, diritti. È su questi fronti che Letta vuole giocarsi la rimonta. Perché la partita non è ancora chiusa, è convinto il front-man del centrosinistra. «Il problema di cosa farà Giorgia Meloni dopo il 25 settembre non me lo pongo, perché vinceremo noi», si mostra ottimista il segretario. Impegnato in una girandola di interviste, incontri, appuntamenti. A cominciare dalla conferenza stampa convocata al Nazareno nel primo pomeriggio per illustrare il programma dem sulle pari opportunità. «Non basta dire che non torneremo indietro – avverte Letta, accompagnato dalle deputate Cecilia D’Elia, Valentina Cuppi e Valeria Valente – l’Italia è già indietro e noi vogliamo fare passi avanti».
Un tema in qualche modo anticipato dall’intervista al settimanale Chi, nella quale il segretario si lascia andare a qualche confidenza. A cominciare dal passaggio sulla moglie Gianna Fregonara, giornalista del Corriere: «Mi sento in colpa per aver condizionato la sua carriera – racconta Letta – Se sarà necessario, sono pronto a fare lo stesso passo indietro in futuro». Poi l’ex premier parla dei sogni di gioventù, rimasti nel cassetto: «Diventare un grande giocatore di basket negli Usa, mentre alla fine ho giocato solo a Pisa, e viaggiare per il mondo lavorando come fotografo del National geographic», confessa.
Ma l’attenzione è rivolta ancora al tema femminile. «Mi piacerebbe che il prossimo segretario del Pd fosse una donna», butta lì Letta. Con quella che sembra una stoccata al governatore emiliano Stefano Bonaccini, dato in pole in un eventuale prossimo congresso. «Siamo amici leali», nega Letta, che spiega di aver trovato «un partito maschilista», al suo arrivo al Nazareno. Ma ora la musica è cambiata: «Le donne non sono solo un capitoletto nel nostro programma», mettono in chiaro dal Pd, che punta sulla «difesa della maternità libera, il sostegno all’occupazione femminile e la parità salariale».
L’altro pilastro dell’agenda dem sono i giovani.
Ci crede, il segretario del Pd. «Bisogna convincere gli indecisi», ripetono al Nazareno. «Tutti i segnali dicono che la rimonta nei collegi in bilico diventa sempre più possibile», è il mantra. E la strategia per riuscirci resta una: «Polarizzare lo scontro». «Ci hanno criticato per i manifesti che contrappongono chi sta con Putin a chi sta con l’Europa», gongolano dalla segreteria dem, «ma le ultime ore ci stanno dando una dimostrazione di quanto fossero azzeccati». È la linea dell’uno contro uno, che tante critiche (anche interne) ha attirato al segretario. Letta però rilancia. Nonostante il rumore di fondo di chi vede sempre più vicino il congresso in autunno, se il risultato non sarà quello auspicato. In pista, oltra a Bonaccini, potrebbe esserci anche il vice Peppe Provenzano. E, forse, Elly Schlein. Sempre che, alla fine, non scatti l’innamoramento.
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