Mentre l’Open Arms è in attesa a poca distanza dal porto di Lampedusa, un’altra Ong si trova in prossimità delle acque territoriali...
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A differenza della Open Arms, che dopo una lunga odissea è riuscita ad entrare in acque territoriali italiane a seguito della decisione del Tar di sospendere il divieto di ingresso imposto dal governo italiano, per la Ocean Viking tutto rimane fermo e la nave staziona ancora in acque internazionali.
Sulla situazione della Open Arms è intervenuta anche Emergency «Negli ultimi giorni la situazione si è ulteriormente aggravata con atti di autolesionismo e minacce di suicidio che rendono ingestibile la situazione e mettono in pericolo imminente di vita le persone a bordo. Bisogna agire nelle prossime ore. Chiediamo che sia immediatamente autorizzato lo sbarco a Lampedusa prima che si aggiungano altre tragedie a quelle già vissute». È l'appello congiunto di Oscar Camps fondatore di Open Arms e Gino Strada fondatore di Emergency.
«Da 15 giorni la nave Open Arms è in mare con 134 persone a bordo - ricordano Camps e Strada - La situazione sulla nave è drammatica: da 15 giorni donne, uomini e bambini vivono costretti in spazi ristretti nella paura e nell'incertezza di quello che succederà. Sono persone che hanno vissuto l'orrore dei campi di detenzione in Libia: torture, stupri, lavori forzati. Hanno già sopportato enormi sofferenze, non possiamo aggiungerne altre».Anche in questo caso «la Commissione europea è pronta a sostenere operativamente e finanziariamente» le soluzioni che i Governi vorranno mettere in campo, ha ribadito la portavoce della Commissione: «Nel frattempo - ha aggiunto - invitiamo gli Stati membri a facilitare e a compiere progressi su soluzioni temporanee» per quanto riguarda la Open Arms e le altre imbarcazioni ancora in mare con a bordo migranti, come la Ocean Viking».
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Il Mattino