Toghe, è scontro aperto in Anm: a Napoli scoppia la lite tra correnti

Toghe, è scontro aperto in Anm: a Napoli scoppia la lite tra correnti
Non sono lì ad attendere decisioni da altre stanze, ma si rendono protagonisti di assemblee e dibattiti, riunioni tra colleghi e confronti in organi direttivi. Magistrati...

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Non sono lì ad attendere decisioni da altre stanze, ma si rendono protagonisti di assemblee e dibattiti, riunioni tra colleghi e confronti in organi direttivi. Magistrati napoletani con cariche in seno alle rispettive correnti o in forza allo stesso sindacato dei magistrati, parliamo dell'Anm che proprio ieri ha fatto registrare una crisi al suo interno. È l'onda lunga del caso Palamara, che si è abbattuta sulla giunta dell'Associazione, dove ci sono ben tre correnti Area (sinistra), Unicost (centro), Autonomia e Indipendenza (a destra, alternativa a Mi), che si contrappongono alla presidenza dell'Anm, rappresentata da Pasquale Grasso, vale a dire da un esponente di Mi (a destra), per la posizione garantista assunta verso i consiglieri intercettati a colloquio con Palamara (indagato a Perugia per corruzione), ma anche con i parlamentari Lotti e Ferri, in vista delle nomine per la Procura di Perugia.


Un caso che ha scosso le correnti, sempre e comunque sull'asse Napoli-Roma, come emerso dalle testimonianze a più voci raccolte a Napoli dal Mattino. Partiamo dalla linea di Area, che ha chiesto un passo indietro ai quattro consiglieri intercettati in un albergo mentre parlano con Palamara (ex consigliere del Csm ed ex presidente Anm in quota Unicost) e con due politici (tra cui Lotti, attualmente indagato a Roma per il caso Consip). Spiega Fabrizio Vanorio, pm veterano del pool anticamorra, reduce dal congresso di Area, dove ha partecipato anche come segretario distrettuale di Md: «A questo punto il cambiamento della presidenza dell'Anm è una scelta doverosa, condivido la soluzione drastica adottata dai rappresentanti di Area».

 

Qual è il punto? Decisiva la decisione di Mi, riunitasi sabato a Roma, di confermare la fiducia ai tre consiglieri di Mi Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli, che - assieme al rappresentante di Unicost Gianluigi Mrlini - sono stati intercettati in un colloquio notturno con Palamara, Lotti e Ferri in un albergo romano. Vanorio insiste: «Esiste un problema di correttezza politica, al di là della doverosa cautela sul piano disciplinare e penale, a proposito del materiale offerto da intercettazioni a terzi. Chi siede al Csm e rappresenta migliaia di magistrati deve discutere di nomine solo con i colleghi consiglieri, togati e laici, non può farlo con politici, di notte, in un albergo. E non è solo un problema della magistratura, anche la politica deve fare chiarezza al suo interno, come ha detto Franco Roberti, a proposito dei due deputati dem Ferri e Lotti, entrambi intercettati all'incontro con Palamara ed i consiglieri del Csm di Mi e Unicost».
Non è diversa la posizione di Giuliano Caputo, pm napoletano, ma anche segretario generale dell'Anm in quota Unicost: «È necessario un confronto in tempi rapidi in comitato direttivo centrale, perché non sono possibili ambiguità. Era atteso un gesto di responsabilità e, invece, Mi, che è in giunta ed esprime il presidente dell'Anm, ha invitato i propri consiglieri autosospesi a riprendere l'attività consiliare, rischiando di aprire un conflitto istituzionale e ponendosi in netto contrasto con la linea dell'Anm che ha chiesto le dimissioni di tutti i consiglieri coinvolti».
LA REPLICA

Ma cosa ne pensano i rappresentanti di Mi? Come replicano i vertici del «partito di destra», che sabato pomeriggio ha «assolto» i tre colleghi, dopo aver ascoltato le loro versioni? Spiega Sergio Gallo: «La nostra opzione garantista è a tutela di tutti i cittadini. Ricordo che tutta questa storia ruota intorno a stralci di intercettazioni riportate dalla stampa e che non conosciamo il contenuto reale delle conversazioni». E la questione morale? «Chi è senza peccato scagli la prima pietra, questa vicenda non riguarda solo noi, ma anche Unicost. Martedì scorso, in assemblea a Napoli, abbiamo chiarito anche che se c'è stata una lesione dell'immagine del Csm, allora la soluzione preferibile era lo scioglimento dell'intero Consiglio». Interviene un altro magistrato napoletano, il procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, esponente storico di Mi: «Siamo andati in assemblea, abbiamo sentito i colleghi su quell'incontro che viene loro contestato. La loro versione è risultata convincente, al netto di sintesi giornalistiche incomplete per forza di cose e di atti al momento riservati: uno dei colleghi dormiva in quell'albergo ed era con la moglie; gli altri due hanno assistito all'arrivo di Palamara, Lotti e Ferri, senza svolgere alcun ruolo: se le cose stanno così, perché chiedere le loro dimissioni?».
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Il Mattino