Vaccino, le somministrazioni rallentano: «Viaggiamo al 50%». Le Regioni: poche fiale

Vaccino, le somministrazioni rallentano: «Viaggiamo al 50%». Le Regioni: poche fiale
Il piano vaccinale prevede che oggi in Italia si eseguano 300mila iniezioni al giorno. La realtà è molto differente. Viaggiamo a 170-175mila inoculazioni ogni 24...

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Il piano vaccinale prevede che oggi in Italia si eseguano 300mila iniezioni al giorno. La realtà è molto differente. Viaggiamo a 170-175mila inoculazioni ogni 24 ore. E ieri è stato lo stesso generale Francesco Figliuolo, commissario per l’emergenza, ad ammettere: anche questa settimana non andremo oltre le 200mila vaccinazioni giornaliere. Sono attese le consegne di nuove dosi, in particolare da Pfizer, ma il timore di un rallentamento ad aprile, appare giustificato. 

Figliuolo fa sapere: la capacità nelle varie strutture del Paese sarebbe di 400mila iniezioni al giorno, ma non si possono fare a causa della quantità di fiale a disposizione. Sulla carenza delle dosi il commissario Ue responsabile dei vaccini, Thierry Breton, dice: «L’Europa è il continente che produce più vaccini e il ritardo nella campagna vaccinale, rispetto a Usa e Gran Bretagna, è di sole 3 settimane. I vaccini non ci mancheranno. L’obiettivo è l’immunità per l’Europa entro il mese di giugno». Acquisteremo Sputnik V? Breton: «Non ne avremo bisogno. I russi hanno grandi difficoltà a produrlo e noi li aiuteremo nel secondo semestre». Ospite di “Che tempo che fa”, Marco Cavaleri, responsabile vaccini di Ema (agenzia europea del farmaco), a proposito della procedura di autorizzazione di Sputnik V, spiega: «Ad aprile faremo delle ispezioni in Russia, sia per le produzioni sia per lo studio clinico».

 
Vaccinazioni per fasce demografiche
Infogram

Al di là delle promesse dell’Europa, resta un dato: l’obiettivo di arrivare a 300mila dosi al giorno non sarà raggiunto nei tempi previsti. Paghiamo i tagli annunciati da AstraZeneca, che nel secondo semestre consegnerà alla Ue appena 70 milioni di dosi (il contratto ne prevede 180). Pagheremo i tempi dilatati per le consegne di Johnson&Johnson che, nonostante abbia ricevuto da due settimane l’autorizzazione da Ema, non ha ancora inviato dosi e non lo farà prima dell’ultima settimana di aprile. Figliuolo, in un vertice con le Regioni, ha spiegato che non sappiamo quante dosi, delle 7,3 milioni promesse da Johnson&Johnson nel secondo semestre, avremo il prossimo mese. Tutti questi elementi alimentano lo scontento delle Regioni, che pure sono chiamate in causa per le loro lacune, a macchia di leopardo, visto che c’è chi sta correndo e chi sta arrancando. Il presidente della Liguria, Giovanni Toti: «Non sono le Regioni a non vaccinare. È il governo che non è riuscito a garantire approvvigionamenti costanti e programmati. Non è colpa di nessuno, ma chi punta il dito sulle Regioni lo sa che, con una mail, alla Liguria sono state tagliate circa 60 mila dosi di AstraZeneca, cioè il 60 per cento delle consegne di aprile, facendo saltare tutta la programmazione? Dal “Governo dei Migliori” non mi aspetto miracoli, ma neppure furbesche inesattezze». Simile la posizione della Lombardia (dove però è necessario fare autocritica a causa dei contrattempi del sistema di prenotazione ammesso anche da Letizia Moratti): non c’è regolarità nell’invio delle dosi. 

Marco Marsilio, governatore dell’Abruzzo: «Cosa devo dire? È talmente sotto gli occhi di tutti quanto sta avvenendo che neppure andrebbe spiegato. Noi stiamo vaccinando senza sosta, dando fondo alle scorte, non è vero che le teniamo nei frigoriferi. I numeri sono numeri: questa invasione di dosi non l’abbiamo vista, quando arriveranno forniture importanti, come ci avevano promesso, allora potranno giudicarci. Preoccupato perché rallenteremo ad aprile? Il danno ormai è stato fatto. Non siamo stati in grado di vaccinare la gente prima che arrivasse la terza ondata perché non ci hanno garantito sufficienti dosi». Nel Lazio, forte del fatto che ieri è stata superata quota 800 mila dosi somministrate l’assessore alla Salute, Alessio D’Amato, uno dei primi ad esprimere timori per la possibile frenata, ripete: «Noi stiamo correndo, ma siamo preoccupati per la regolarità delle forniture nella prima parte di aprile».  

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Il Mattino