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Al grido che «quello che non c’è si può fare», la Lega “apre” le spiagge sin da lunedì, anche perché continua il brutto tempo e sarà difficile mettersi i costume. Ma mentre riaprono i lidi, si scopre che i centri commerciali restano chiusi nei fine settimana anche nelle regioni gialle e che la regola non cambia dal 15 maggio come invece molti speravano. Delusione delle grandi catene della distribuzione che chiedono un urgente incontro a Mario Draghi, e della Lega che continua la sua battaglia contro le residue restrizioni del decreto che entrerà in vigore lunedì prossimo. Soddisfazione invece per i virologi che in tv consigliano anche a chi e come dare ristori e sostegni vari.
Il «dietrofront inspiegabile», come lo definiscono gli operatori del settore, emerge dalla lettura del decreto sulla Gazzetta Ufficiale. Nel testo finale, non c’è più il riferimento previsto dalle bozze che prevedeva appunto la possibilità di aprire i mall commerciali, i parchi commerciali e le strutture analoghe nei fine settimana a partire dal 15 maggio. «È una scelta inaspettata e senza alcuna spiegazione», sostiene il presidente di Federdistribuzione, Alberto Frausin. «È un fatto inspiegabile e altamente preoccupante di cui abbiamo avuto notizia nottetempo», dichiara invece il presidente di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) e Coop Italia, Marco Pedroni.
Per questi motivi, l’ultimo decreto del governo non contiene una data di riapertura delle spiagge: in quanto non esiste una legge che le chiuda. Per farla semplice, le spiagge sono aperte; di conseguenza, gli operatori si possono attivare gli impianti». Anche se molto dipenderà dall’andamento futuro dei contagi, il decreto uscito ieri in Gazzetta Ufficiale rischia di avere vita molto breve rispetto alla scadenza del 31 luglio. La polemica sui centri commerciali si unisce a quella sul coprifuoco, che resta alle 22 anche nelle regioni a basso contagio, e sui ristoranti al chiuso. Tiene il punto tutto il centrodestra, anche se con accenti diversi. «Il coprifuoco alle 22 va superato già da metà maggio», sostiene la senatrice FI Licia Ronzulli che ricorda le difficoltà del settore matrimoni ed eventi. Chiede un «mea culpà del premier Draghi», Edmondo Cirielli (FdI) che si augura «una urgente modifica al decreto nell’interesse dei commercianti, dei loro dipendenti e della nostra economia». Il governo non replica anche se Draghi ha già fatto sapere, attraverso la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, che da giorni media tra esecutivo e regioni, che «ogni due settimane verrà fatto un check e il primo ci sarà a metà maggio».
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