Salerno, lapidi tra erbacce e rifiuti vergogna al museo Archeologico

Salerno, lapidi tra erbacce e rifiuti vergogna al museo Archeologico
Da museo simbolo di Salerno grazie alla testa di Apollo celebrata anche da Ungaretti, a luogo di degrado ed abbandono. Non solo il Museo archeologico provinciale è chiuso...

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Da museo simbolo di Salerno grazie alla testa di Apollo celebrata anche da Ungaretti, a luogo di degrado ed abbandono. Non solo il Museo archeologico provinciale è chiuso da tempo, ma la sensazione che avverte chi lo osserva passando in via san Benedetto è di una struttura quasi dimenticata: rigorosamente chiusi il cancello di ferro d'ingresso e quello interno; il giardino antistante dove c'è il lapidario di epoca romana pieno di erbacce, piante secche, un tappeto di foglie ingiallite e persino bottiglie di vetro abbandonate; nessun segno di lavori all'interno che possano far sperare in un'apertura imminente.



Un'occasione persa visto che un museo così importante poteva essere il luogo simbolo di una ripartenza culturale dopo il Covid. Ma così non è stato: i visitatori troveranno anche quest'estate le porte sprangate, tutto chiuso e soprattutto nessuna previsione di quando il museo possa riaprire al pubblico. Un stop che dura ormai da un anno e mezzo. Il cammino ad ostacoli è iniziato a dicembre del 2019, quando a causa del maltempo, delle forti piogge e del vento di quel periodo, si verificarono dei danni al tetto e delle successive infiltrazioni. Si decise di chiudere la struttura perché potevano esserci pericoli per i visitatori. Tra febbraio e marzo dell'anno scorso sono iniziati i lavori e dopo varie pause sono stati alla fine ultimati con la spesa di circa ottantamila euro recuperati sia pure tra mille difficoltà nel risicato bilancio della Provincia.


Durante la prima parte del restyling sono stati però riscontrati anche dei danni al sottotetto, la pavimentazione è stata anch'essa danneggiata e deve essere ripresa, occorre infine ripulire la collezione dei reperti prima di poterla esporre di nuovo. Il problema è che i fondi non ci sono, per cui è tutto fermo, al momento non c'è una data di inizio del nuovo restyling e tanto meno una previsione di riapertura. «La voglia di riaprire la struttura c'è tutta - spiega Angelo Michele Lizio, dirigente del Settore Patrimonio della Provincia - Abbiamo fatto un progetto che necessita di un finanziamento di circa 100mila euro. Speriamo che possa arrivare da parte di Scabec, la società in house della Regione, altrimenti dovremo recuperarlo tra mille difficoltà nel bilancio della Provincia, ma non prima di settembre». Eppure la riapertura sembrava imminente prima dell'estate al punto tale che il museo si è dotato di tutte le misure necessarie in epoca di pandemia, percorsi anticovid, segnaposti, tablet termoscanner, una biglietteria automatizzata.


Dopo un'apparente accelerazione, dunque, una brusca frenata, con lavori ancora da cantierizzare, nessuna data certa all'orizzonte, un'attività di programmazione ferma al punto che neanche il sito viene aggiornato. L'ultimo evento che riporta risale al 2018, quando a gestire il museo c'era l'associazione Fonderie culturali che fino a dicembre 2019 e nei sei anni precedenti ne è stata l'anima aprendo la struttura a bambini e famiglie, sperimentando progetti innovativi come mostre, video e giornate didattiche per i più piccoli, riuscendo a portare 25mila visitatori all'anno. «La Provincia ce la sta mettendo tutta, in primis il presidente Strianese, per reperire fondi visto che l'ente ha un bilancio miserevole - spiega Paki Memoli, consigliere delegato ai beni e alle attività culturali - Abbiamo chiesto aiuto al ministero, non si può lasciar morire un patrimonio così. Due anni fa abbiamo aperto le porte alle associazioni, promosse tante iniziative, è un museo vivo». La sua forza è nella collezione, al piano terra la sezione «Provincia archeologica» che raccoglie i più importanti reperti provenienti da tutto il territorio provinciale di Salerno. Il primo piano è quasi interamente dedicato al sito etrusco-campano sannita di Fratte e contiene la sala dedicata alla testa bronzea di Apollo, lo straordinario reperto diventato il simbolo dei musei della provincia di Salerno. Ungaretti la racconta pieno di ammirazione: «Ha nel suo sorriso indulgente e fremente, non so quale canto di giovinezza resuscitata». Bisogna fare in fretta perché tanti altri visitatori possano anche loro restarne folgorati.

 

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Il Mattino