​Berlusconi, le amicizie con Bush e Putin, il miracolo di Pratica di Mare e il G8 dell'Aquila: la politica estera del Cav

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Il discorso al Congresso Usa

Tenne un discorso applauditissimo al Congresso Usa. E conquistò per l’Italia una scena internazionale commovente e impeccabile, quando “costrinse” i grandi della Terra a riunirsi per il G8 del 2009 fra le rovine dell’Aquila ancora scossa dal terremoto. Nella famosa telefonata per la quale fece attendere la Merkel in un vertice Nato parlava realmente con Erdogan e lo convinse a ricucire con l’Alleanza in un momento di crisi buia tra Ankara e Bruxelles. A Sirte, al termine di un vertice della Lega araba al quale era stato invitato, unico leader europeo, volle rimanere a oltranza, chiudendo a notte fonda il contenzioso sui visti tra la Libia e l’Unione europea. E non volle “far trapelare” che era stato lui a escogitare la formula che aveva messo tutti d’accordo. Il giorno che Gheddafi a tradimento dirottò il corteo delle due delegazioni nel deserto e lo portò al Museo dei crimini italiani, Silvio ebbe un altro colpo di genio: sul libro dei visitatori mise nero su bianco le scuse dell’Italia per quella pagina di storia nazionale e spianò così la strada al Trattato di amicizia con Tripoli con cui l’Italia archiviò il contenzioso coloniale (operazione mai riuscita alla Francia con l’Algeria). Berlusconi era assistito da diplomatici di razza come Gianni Castellaneta, in seguito ambasciatore a Washington, e Giampiero Massolo, segretario generale della Farnesina oggi presidente dell’Ispi, che misero al servizio dell’Italia e del suo premier idee che non necessariamente coincidevano sempre con quelle di Berlusconi. Silvio aveva con le feluche un rapporto di amore-odio, si affidava a consiglieri competenti e riservati come Valentino Valentini.

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