Dopo tredici anni di lontananza dal palcoscenico del San Carlo, Andrea Bocelli torna nel teatro «più bello del mondo» con lo stesso programma lirico che...
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In attesa del San Carlo, Bocelli senior si porta ancora dentro l'emozione di un altro teatro, altrimenti storico, l'Ariston, dove martedì sera Andrea ha riportato una delle più grandi avventure artistiche mai partite da quel palco duettando con Claudio Baglioni «Il mare calmo della sera», il brano da cui è nata la sua carriera, e «Fall on me» assieme al figlio Matteo. «Tre o quattro anni fa, passavamo da Sanremo e il babbo mi portò a vedere l'Ariston, qualcuno ce lo aprì e lo trovai più piccolo di come me l'immaginavo dai video delle sue esibizioni» dice Boicelli jr, nato tre anni dopo quella prima esperienza in Riviera. «Ricordo che, entrati dalla platea, lui si appoggiò per un attimo al muro sul fondo alla sala dicendo, con una punta di commozione, che quello era il punto da cui il nonno l'aveva guardato debuttare al Festival». Storie di famiglia, insomma, di generazioni da raccontare con una romanza.
Era il primo atto di una storia da novanta milioni di dischi venduti culminato tre mesi fa nel primo posto della classifica americana e di quella inglese dell'ultimo album «Sì». Trionfo replicato al Festival se è vero che, oltre al picco d'ascolti della prima giornata, «Fall on me» ha conquistato il pieno di download, schizzando in testa alla classifica di ascolti su iTunes. All'Ariston padre e figlio si sono scambiati il giubbotto di pelle con cui Andrea cantò nel '94 «Il mare calmo della sera», ma il tenorissimo toscano tiene a precisare che non s'è trattato di un passaggio di consegne. «Sarebbe troppo presto per me» assicura. «E poi lui, che sta ancora studiando, non è ancora in grado di riceverlo. È uno scambio simbolico: un augurio paterno affinché questo inizio si concretizzi in una carriera seria».
Sanremo? Per Andrea Bocelli «è come il vino: c'è l'annata buona e annata meno buona». E, soprattutto, «in 5 minuti ti puoi giocare la carriera». Lui, il figlio, ha affrontato oneri ed onori del debutto sanremese con consapevolezza: «Sinceramente, avrei voluto iniziare dal fondo, come il babbo. Ma ho sempre saputo che, con questo cognome, non sarebbe stato possibile. Invece che dalle Nuove Proposte di Sanremo o da X-Factor mi sono ritrovato a partire da numero uno internazionale. Anche se l'impresa l'ha fatta il babbo e io mi sono limitato a dare solo il mio contributo ad un pezzo del disco». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino