Lady Gaga è The house of Gucci: «Sophia Loren mi ha ispirato»

Lady Gaga è The house of Gucci: «Sophia Loren mi ha ispirato»
Lady Gaga, a 35 anni è una diva senza confini, pronta a ribadire i suoi meriti anche nel film «The house of Gucci», in uscita il 16 dicembre con 500 copie...

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Lady Gaga, a 35 anni è una diva senza confini, pronta a ribadire i suoi meriti anche nel film «The house of Gucci», in uscita il 16 dicembre con 500 copie (negli Stati Uniti la première è fissata per il 24 novembre). Regia di Ridley Scott, 84 anni a fine mese, lungo oltre due ore e mezzo l'opera passa in rassegna uno dei casi più scottanti e clamorosi della cronaca nera di metà anni 90: a quell'epoca, nel pieno di una feroce battaglia per il controllo del celebre marchio di moda, Maurizio Gucci venne assassinato per mano di sicari ingaggiati dalla moglie Patrizia Reggiani. Ne seguirono processi e lotte familiari, rancori mai sopiti, con cinque condanne di carcere dai vent'anni in su. Il film riepiloga i fatti, con l'ausilio di un cast stellare chiamato a conquistare i botteghini: accanto a Lady Gaga e al coprotagonista Adan Driver ci sono Jeremy Irons, Al Pacino, Jared Leto, Selma Hayek.

Stefani Joanne Angelina Germanotta, stasera ospite di Fazio a «Che tempo» che fa, crede molto nel film, una tragedia dai mille risvolti giudiziari, finanziari, familiari, già chiacchierassimo in fase di preparazione, girato in gran parte a Milano, dove ieri, circondata da mille controlli e protezioni, la diva newyorkese ha incontrato la stampa.

Tratto dal libro House of Gucci, edito in Italia da Garzanti, il plot cinematografico rilancia tutte le sfumature di un atto criminoso in cui avidità e potere, amore e morte, passione e tradimenti si intrecciano senza sosta, portando l'impero dei Gucci dalla soglia del fallimento ai trionfi economici di questi anni, per un'avventura che, ricorda nel finale il lavoro di Scott, oggi non prevede in azienda più nessun rappresentante della famiglia.

Come si è preparata al ruolo di Patrizia Reggiani, libera dopo 18 anni di reclusione?
«Mi sono documentata, ho fatto lunghe ricerche, letto tanto, parlato con molte persone che, ad esempio, conoscevano bene Maurizio Gucci. Mi sono fatta un'idea che poi ho restituito sullo: dietro a quella storia complicata, non c'è solo ambizione di successo e desiderio di denaro, ma anche autentiche motivazioni d'amore. Incontrare Patrizia non sarebbe servito, non avrei saputo cosa dirle: era una donna calata in una realtà di business, di ambizione, nella corsa al successo. Ridley ne fa una figura molto articolata: non so se potrà mai essere rivalutata».

Nel film la Reggiani viene avvicinata a Liz Taylor.
«Io faccio l'attrice, ho cercato di dare il meglio per interpretare un ruolo che arriva dalla cronaca nera che molti hanno letto. Liz può costituire un riferimento, così come lo sono state icone del cinema e della società italiana quali Sophia Loren e Gina Lollobrigida. Ho studiato il look attraverso fotografie e filmati l'Italia di quegli anni, che su di me hanno una grande forza di suggestione, visto che da qui vengono le mie origini: mio padre faceva il calzolaio. Patrizia era una ragazza povera che dalla vita cercava qualcosa di meglio. A 12 anni sua madre Silvana le sottoponeva gli scapoli più ricchi per sposarli. Fosse successo a me, lo avrei considerato un abuso, una violenza. Tante sono chiamate arrampicatrici perché vogliono sposare bene: io provo risentimento verso questa idea, spesso è questione di sopravvivenza. Ho un messaggio per le donne: è giusto fare di tutto per sopravvivere, ma cercate di rimanere integre».

La sua carriera nel cinema le sta portando molte soddisfazione: crede che potrà affiancarsi a quella musicale (è appena uscito un nuovo album con Tony Bennett) o anche sostituirla?
«Amo recitare, è una cosa a cui mi sono dedicata con applicazione fin da quando ero ragazza, anche se poi ho cominciato a farmi notare con la musica che mi appassiona altrettanto. Vorrei sempre poter lavorare a progetti che abbiano un bel messaggio, siano sostenuti da forti contenuti, e non mi pongo limiti. E mi piacerebbe imparare la vostra lingua al punto da poter recitare direttamente in italiano. Questa è una tappa personale che mi riprometto di raggiungere per il futuro».

Nella colonna sonora ci sono canzoni italiane e frammenti d'opera, ma lei non canta. Perché?
«Volevo che la gente si concentrasse sull'interpretazione di una donna reale, un mio brano avrebbe creato confusione».

Il suo rapporto professionale con l'Italia è destinato a proseguire?


«Assolutamente sì: già aver girato in Italia ed essere qui è per me è un grande onore. Mi piacciono gli italiani, ne sento l'affetto, l'umanità, ne apprezzo la cultura e i sentimenti».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino