VENEZIA - Non sarà facile per la giuria guidata da Guillermo Del Toro assegnare la Coppa Volpi alla migliore attrice, le performance da premio sono tante e anche in un film...
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Sullo sfondo di un romanzo di formazione, che il regista paragona a una favola «ansiogena», irrompono infatti le vicende più tragiche dell'ultimo ventennio: le stragi nei college, l'attentato alle Torri Gemelle, un attacco di terroristi mascherati contro bagnanti inermi. È stato proprio il tema della perdita dell'innocenza, di una singola persona o di una comunità, a rendere la sceneggiatura interessante agli occhi della diva: «Vengo da un Paese in cui la violenza fa parte della vita quotidiana e all'università ne ho studiato gli effetti sulla psicologia delle masse. Ma negli Stati Uniti, dove vivo, il clima è quasi da guerra civile e portare i bambini a scuola fa paura». Si può dire, allora, che «Vox Lux» si schiera contro la vendita delle armi? «Non è esatto, nel film non c'è un messaggio, c'è piuttosto il ritratto della società contemporanea, il racconto dell'intreccio perverso tra cultura pop, violenza e spettacolo».
In tuta di lurex e tatuaggi d'ordinanza, Portman canta e balla come in un videoclip. Le spettacolari coreografie sono opera di suo marito Benjamin Millepied, padre dei suoi due bambini, che gliele ha fatte provare anche a casa fino a raggiungere la perfezione: «Un bel vantaggio, no?». Recitare il ruolo di una popstar era il suo sogno, dice, come da copione. Ma tra una diva del cinema e una primadonna della musica c'è differenza? «Certo, una grande differenza: una cantante è sempre in giro per il mondo e così, per il lavoro, rischia di perdere la famiglia, invece noi attrici tra un film e l'altro ci fermiamo per lunghi periodi e possiamo seguire i nostri affetti più da vicino». E come si è preparata a diventare unA popstar? «Ho guardato molti documentari su questo genere di musica e ho imparato un sacco di cose su come muovermi, come occupare lo spazio al centro del palcoscenico. All'inizio avevo paura di lanciarmi nei numeri dello show, cantare e ballare insieme mi infastidiva, poi mi sono sciolta e mi sono divertita a cantare i brani scritti per noi dalla cantautrice israeliana Sia». Il film è dedicato a Jonathan Demme, perché Corbet? «Perché è l'uomo che mi ha cambiato la vita assegnandomi un premio in questo festival per il mio esordio nella regia con The Childhood of a leader. Amava molto i film musicali, sono sicuro che Vox Lux gli sarebbe piaciuto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino