«Super Vacanze di Natale, il nostro omaggio pop al cinepanettone»

«Super Vacanze di Natale, il nostro omaggio pop al cinepanettone»
Il cinepanettone doc, quello targato FilmAuro, compie 35 anni e vanta un repertorio di 33 film. Una saga sterminata avviata nel 1983 da «Vacanze di Natale» di Carlo...

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Il cinepanettone doc, quello targato FilmAuro, compie 35 anni e vanta un repertorio di 33 film. Una saga sterminata avviata nel 1983 da «Vacanze di Natale» di Carlo Vanzina e proseguita ininterrottamente fino allo scorso anno, con «Natale a Londra Dio salvi la Regina», di Volfango De Biasi.


Quest'anno, con «Super Vacanze di Natale» (esce il 14, in circa 500 copie) di Paolo Ruffini, che ha lavorato a stretto contatto di gomito col montatore Pietro Morana, Aurelio e Luigi De Laurentiis hanno deciso di celebrare questa lunga storia d'amore tra la commedia natalizia e il suo pubblico, con un pastiche che ne ripercorre le gesta. Questi film di Natale, del resto, vantano molti record: in trentacinque anni hanno incassato complessivamente 400 milioni di euro, coinvolgendo più di 200 attori tra protagonisti e personaggi secondari, con oltre 50 partecipazioni di attori stranieri (da Danny De Vito a Bo Derek, da Megan Gale a Leslie Nielsen) e una trentina di cammei e partecipazioni di personaggi del cinema, della tv, della musica e dello sport (da Alberto Sordi a Diego Armando Maradona, da Moira Orfei a Peppino Di Capri, da Raffaella Carrà a Emilio Fede). Ancora, negli oltre tre decenni della sua vita, il cinepanettone ha visitato una cinquantina di parti dell'Italia e del mondo, da Cortina d'Ampezzo a Beverly Hills, da Rio de Janeiro a Saint Moritz, da Aspen all'India.

L'idea della celebrazione, racconta Aurelio De Laurentiis, «è di mio figlio Luigi». E spiega: «Noi quest'anno volevamo prenderci una pausa, per ripensare l'intero concetto del film natalizio», prosegue il produttore e patron del Napoli, «ma Luigi voleva che celebrassimo questo importante compleanno, così abbiamo coinvolto Paolo Ruffini perché, pur avendo fatto parte anche lui di questa storia, è un innesto della nuova generazione, non ne ha fatto parte fin dagli inizi e poteva garantirci un occhio più distaccato». Oltre ad essere un esperto del genere. Ruffini, infatti, che era tra gli interpreti di «Natale a New York», «Natale a Miami» e «Natale a Rio», ha ribadito il concetto: «Prima di avere la fortuna di interpretarne qualcuno, io sono cresciuto con questi film da spettatore. Per me andare a vedere il cinepanettone è sempre stato uno dei più piacevoli riti del Natale», continua l'attore: «Le gag e le battute della coppia Boldi/De Sica sono tramandate di generazione in generazione, perché il mondo di questi film è più bello di quello in cui viviamo e anche gli insulti non sono mai davvero delle offese, ma il risultato di una comicità di meravigliosa scorrettezza».

Le circa 80 ore di film visionate sono costate a Ruffini sei mesi di lavoro, trascorrendo più di mille ore in sala montaggio per scegliere i migliori accostamenti e garantire un ritmo narrativo a quella che è fondamentalmente una sequenza di gag accorpate per capitoli tematici (dalla location esotica all'omosessualità, dal tradimento di coppia all'insulto), ognuno introdotto da una frase celebre, di autori che vanno da Celine a Freud. «Abbiamo fatto un kolossal di montaggio e di commedia» ricorda Ruffini, «inizialmente avevamo pensato anche di girare un contenitore per le gag. L'idea era quella di una seriosa scuola di cinema a Cortina d'Ampezzo dove, durante le feste natalizie, i peggiori studenti erano costretti a studiare il cinepanettone, poi però durante il montaggio il film ha preso vita propria e ci siamo resi conto che non sarebbe stato necessario incorniciarlo girando nuovo materiale, perché si racconta da solo».


Nel film ci sono tutte le scene preferite del neoregista-fan? «No, proprio per questo conclude Ruffini abbiamo dovuto sacrificare tantissime sequenze cult che non erano funzionali al ritmo del film, perché questo non è un documentario, non è soltanto un omaggio, né un semplice film di montaggio: è proprio un film, con arrivi e partenze, personaggi che intessono intrecci, battute e relazioni che rimbalzano tra i decenni, fino alla chiusura nella giusta chiave conviviale, rispettando i canoni di una tradizione cinematografica natalizia, che corrisponde alla tombola, al tortellino in brodo e alla messa di mezzanotte. Quando, cioè, si andava al cinema senza la pretesa di vedere qualcosa di particolarmente impegnativo, ma solo con l'idea di farsi due risate, con leggerezza». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino