Arcella, il giallo dei tir incendiati:
non c'è disastro ambientale

Arcella, il giallo dei tir incendiati: non c'è disastro ambientale
di Katiuscia Guarino
Martedì 19 Ottobre 2021, 07:59 - Ultimo agg. 20:03
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Resta ancora un giallo l'inferno di fuoco alla Ba.Co. Trans di Arcella di Montefredane. Indagini serrate per cercare di chiarire come si sia scatenato il rogo che ha distrutto undici tir nella notte tra sabato e domenica, sei dei quali erano carichi di merce.

La pista principalmente battuta è quella dell'azione dolosa. Anche se gli inquirenti, almeno in questa prima fase, non scartano altre ipotesi. I soci titolari della ditta di autotrasporti insistono sulla linea del fatto accidentale e attribuiscono a un guasto tecnico l'origine delle fiamme. Rimarcano di non aver ricevuto mai minacce. «Spostando i mezzi dice Beniamino Codella, uno dei soci dell'azienda ci siamo accorti che il motore di un tir si è liquefatto. È probabile che il tutto sia partito da un problema al motorino d'avviamento. Anche perché il camion in questione è vecchio di qualche anno ed era carico di pneumatici». Gli investigatori, però, guardano a trecentosessanta gradi. La pista privilegiata è quella del dolo, ma da capire di quale matrice. Il fuoco è partito al centro dei sedici autoarticolati parcheggiati nel piazzale antistante al capannone. E questo determina sospetti. C'è poi la tanica di benzina trovata sempre all'interno dell'area. «Voglio chiarire aggiunge Codella che si tratta di combustibile utilizzato per il mio quad». A sostenere questa tesi il segretario generale del Fai, la federazione autotrasportatori, Pasquale Russo: «Non c'è stata alcuna richiesta o minaccia, altrimenti gli imprenditori si sarebbero rivolti alle forze dell'ordine. Ci manca la motivazione per la quale dovremmo pensare a un fatto criminale. Noi ci siamo fatti un'idea che potrebbe non essere quella. Saranno gli organi inquirenti a dirci cosa realmente sia accaduto. Abbiamo fatto delle supposizioni conoscendo la natura dei mezzi, il posizionamento. Poi se è arrivato un pazzo o un piromane non lo possiamo escludere».

I titolari della ditta sono stati già ascoltati nella giornata di domenica dai Carabinieri. Potrebbero essere risentiti per ulteriori approfondimenti. Così come il custode dell'azienda, il primo a lanciare l'allarme. Grazie alla sua tempestività, è riuscito a evitare che bruciassero altri cinque tir. Le indagini sono coordinate dal pm Vincenzo Russo, e sono condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, guidati dal maggiore Pietro Laghezza.

Si attende ora la relazione finale da parte dei Vigili del Fuoco, che hanno già fornito un'informativa agli inquirenti. Il lavoro dei caschi rossi è stato prezioso. Hanno operato per ore con trenta uomini per avere ragione delle fiamme e per mettere in sicurezza l'area. Operazioni seguite sul posto dal comandante Mario Bellizzi. I Carabinieri stanno anche visionando le immagini delle telecamere di videosorveglianza che si trovano in zona. L'azienda di trasporto non è invece dotata di tali impianti.

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Arrivano, intanto, dati confortanti da parte dell'Arpac che sta proseguendo i controlli ambientali. «Le stazioni della rete regionale di monitoraggio della qualità dell'aria più vicine al sito dell'incendio sono le due fisse di Avellino e la stazione dello Stir - fa sapere l'Arpac - I dati preliminari in corso di validazione mostrano che in tutte queste stazioni non si sono registrati superamenti dei limiti di legge dall'orario di avvio dell'incendio, nella notte tra sabato e domenica, fino a ieri mattina. Una delle stazioni, quella di Avellino Scuola V Circolo, situata a meno di 5 chilometri dal luogo dell'incendio, nelle prime ore del mattino di domenica ha registrato un temporaneo aumento delle concentrazioni del particolato, il quale potrebbe essere riconducibile all'incendio anche in considerazione della prevalente debole ventilazione di grecale. Anche con questo temporaneo aumento, le concentrazioni giornaliere del particolato nella giornata di domenica sono rimaste inferiori ai limiti di legge. È in corso poi il monitoraggio di diossine e furani aerodispersi».

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