Aste Ok, l'avvocato Antonio Barone in carcere: parlava con un imputato nonostante i domiciliari

L'arresto è stato eseguito dai carabinieri della stazione di Serino

L'arresto è stato eseguito dai carabinieri della stazione di Serino
L'arresto è stato eseguito dai carabinieri della stazione di Serino
di Alessandra Montalbetti
Domenica 17 Dicembre 2023, 11:00
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Conversava tranquillamente, mentre era ai domiciliari, persino con un altro imputato nel processo Aste Ok. Disposto l'aggravamento della misura per Antonio Barone, imputato nel processo sul presunto condizionamento delle aste giudiziarie svoltesi presso il tribunale di Avellino (nel 2018-2019). Come già accaduto per l'imputato Gianluca Formisano, anche per l'avvocato 47enne Antonio Barone (entrambi titolari della società di comodo, ad avviso degli inquirenti, Arca di Noè) è stata aggravata la misura, così come richiesto dal pubblico ministero John Woodcock. Dagli arresti domiciliari è finito anche Antonio Barone nel carcere di Bellizzi Irpino. Il pubblico ministero, nel corso dell'udienza di venerdì, ha presentato una richiesta al collegio presieduto dal giudice Roberto Melone sulla scorta di una serie di intercettazioni che avrebbero messo in evidenza il mancato rispetto delle prescrizioni imposte durante il regime degli arresti domiciliari. Richiesta accolta dal presidente Roberto Melone, a latere Gilda Zarrella e Vincenza Cozzino. Alla base della richiesta di aggravamento della misura per Barone accusato insieme all'imputato Gianluca Formisano di associazione a delinquere di stampo mafioso perché in qualità di concorrenti esterni, nella consapevolezza della rilevanza causale del proprio apporto fornivano un rilevante e stabile contributo alla consorteria camorristica Nuovo Clan Partenio, in particolare fornendo il loro contributo a numerose attività delittuose connesse alla gestione monopolistica del settore aste giudiziarie, in ogni caso a disposizione dei vertici, consapevolmente contribuendo alle attività estorsive e turbative dei pubblici incanti ideate e promosse dal sodalizio stando a quanto accertato dagli inquirenti nel dicembre del 2019 una nuova informativa di reato depositata da Woodcock. Dalle circa 3mila pagine depositate dal pm della Dda sarebbero emerse numerose conversazioni telefoniche intrattenute con soggetti che non rientravano nel suo nucleo familiare. Barone, come Formisano erano autorizzati ad avere contatti solo con familiari conviventi. Tra questi contatti, non consentiti, è emerso anche Gianluca Formisano (finito in carcere il 24 novembre per le stesse ragioni). L'arresto è stato eseguito venerdì sera dai Carabinieri della stazione di Serino.

Nuovi atti di indagine depositati dal pm dell'antimafia di Napoli che hanno portato all'iscrizione nel registro degli indagati oltre a Caterina e Ciriaco De Nardo (inizialmente accusati di false dichiarazioni) anche di Gianluca Formisano, sua sorella Annarita Formisano, Antonio Barone, Salvatore De Nardo, Giuseppe Petrozziello, gli avvocati Nicola D'Archi e Alessandro Del Grosso.

Nuovi indagati che si aggiungono ai due testimoni accusati di aver reso false dichiarazioni in aula il 16 e il 30 settembre del 2022, per mettere in cattiva luce la genuinità dell'operato dei militari dell'arma dei carabinieri di Avellino (iscritti nel registro degli indagati, procedimento poi archiviato). A tutti viene contestata una nuova ipotesi di reato, quella di corruzione in atti giudiziari. Secondo l'ipotesi della Dda di Napoli tutti avrebbero «fornito il loro apporto svolgendo un ruolo causalmente rilevante nel contesto della transazione corruttiva che sarebbe avvenuta per le presunte false testimonianze. In particolare una somma di danaro». Gli inquirenti ipotizzano che Gianluca Formisano (finito in carcere per le violazioni delle prescrizioni durante gli arresti domiciliari) abbia proceduto, prima dell'audizione in aula dei due esecutati di Montoro, a concordare la versione che la teste Caterina De Nardo poi ha fornito nel corso della deposizione il 16 settembre del 2022 e quella di suo padre il 30 settembre 2022. Cambio di versione, rispetto a quella resa durante l'audizione a sommarie informazioni, in cambio di una cospicua somma di denaro.

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