Conversava tranquillamente, mentre era ai domiciliari, persino con un altro imputato nel processo Aste Ok. Disposto l'aggravamento della misura per Antonio Barone, imputato nel processo sul presunto condizionamento delle aste giudiziarie svoltesi presso il tribunale di Avellino (nel 2018-2019). Come già accaduto per l'imputato Gianluca Formisano, anche per l'avvocato 47enne Antonio Barone (entrambi titolari della società di comodo, ad avviso degli inquirenti, Arca di Noè) è stata aggravata la misura, così come richiesto dal pubblico ministero John Woodcock. Dagli arresti domiciliari è finito anche Antonio Barone nel carcere di Bellizzi Irpino. Il pubblico ministero, nel corso dell'udienza di venerdì, ha presentato una richiesta al collegio presieduto dal giudice Roberto Melone sulla scorta di una serie di intercettazioni che avrebbero messo in evidenza il mancato rispetto delle prescrizioni imposte durante il regime degli arresti domiciliari. Richiesta accolta dal presidente Roberto Melone, a latere Gilda Zarrella e Vincenza Cozzino. Alla base della richiesta di aggravamento della misura per Barone accusato insieme all'imputato Gianluca Formisano di associazione a delinquere di stampo mafioso perché in qualità di concorrenti esterni, nella consapevolezza della rilevanza causale del proprio apporto fornivano un rilevante e stabile contributo alla consorteria camorristica Nuovo Clan Partenio, in particolare fornendo il loro contributo a numerose attività delittuose connesse alla gestione monopolistica del settore aste giudiziarie, in ogni caso a disposizione dei vertici, consapevolmente contribuendo alle attività estorsive e turbative dei pubblici incanti ideate e promosse dal sodalizio stando a quanto accertato dagli inquirenti nel dicembre del 2019 una nuova informativa di reato depositata da Woodcock. Dalle circa 3mila pagine depositate dal pm della Dda sarebbero emerse numerose conversazioni telefoniche intrattenute con soggetti che non rientravano nel suo nucleo familiare. Barone, come Formisano erano autorizzati ad avere contatti solo con familiari conviventi. Tra questi contatti, non consentiti, è emerso anche Gianluca Formisano (finito in carcere il 24 novembre per le stesse ragioni). L'arresto è stato eseguito venerdì sera dai Carabinieri della stazione di Serino.
Nuovi atti di indagine depositati dal pm dell'antimafia di Napoli che hanno portato all'iscrizione nel registro degli indagati oltre a Caterina e Ciriaco De Nardo (inizialmente accusati di false dichiarazioni) anche di Gianluca Formisano, sua sorella Annarita Formisano, Antonio Barone, Salvatore De Nardo, Giuseppe Petrozziello, gli avvocati Nicola D'Archi e Alessandro Del Grosso.