Avellino, Prisco De Vivo: «I volti mutevoli del mio Kafka»

All'Axrt in mostra le opere del poeta e pittore avellinese

Prisco De Vivo «I volti mutevoli del mio Kafka»
Prisco De Vivo «I volti mutevoli del mio Kafka»
di Stefania Marotti
Sabato 13 Aprile 2024, 08:37
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Prisco De Vivo presenta il "suo" Kafka. Oggi alle 18:30 all'Axrt Contemporary Gallery di Avellino il vernissage (ingresso libero, sarà presente l'artista) della mostra Kafka Alto. La verità è viva e possiede un volto vivo e mutevole, il cui allestimento è stato curato da Alberto Dambruoso.

Quello di Prisco De Vivo è il primo omaggio in Italia allo scrittore boemo, di cui ricorre il centenario della morte: «Kafka Alto, titolo dell'esposizione, prende le mosse da un libro d'artista di imminente pubblicazione dedicato a Kafka nel centenario della sua scomparsa, illustrato dall'autore con poesie scritte dallo stesso De Vivo e da Raffaele Piazza», spiega Dambruoso.

La mostra presenterà dunque un ciclo di opere che nasce da una forte riflessione sul grande scrittore boemo, attraverso uno sguardo rivolto alla sua dimensione più profonda, alla sua identità. Le opere, suddivise tra tecniche miste su carta e cartone e alcune istallazioni di carattere scultoreo, costituiscono, come mi riferisce lo stesso De Vivo «una sorta di memoriale, dei tabloid del sogno, che quasi in forma diaristica, illustrano la vita privata dello scrittore».

Tra le opere - continua il curatore - «che indagano il volto dell'autore, quelle che lo vedono a fianco della sua amata Milena o ancora quelle dedicate alle sue sorelle fino alla sua macchina da scrivere, ne esce un ritratto a tutto tondo e di grande efficacia, tale da restituire la psicologia, per quanto sfuggente essa fosse, dello scrittore. Ciò è certamente da attribuire al segno inquieto e nervoso di Prisco De Vivo che ben si apparenta non solo con le atmosfere cupe ed enigmatiche che possiamo trovare nei romanzi di Kafka ma anche con la sua stessa personalità».

Poeta e pittore, Prisco De Vivo è un autore di punta del genere contemporaneo, che non ha mai lasciato l'Irpinia, pur affermandosi anche all'estero.
Il suo tratto pittorico riproduce sulla tela l'analisi introspettiva di Franz Kafka, lo scrittore de Il Processo e Le Metamorfosi, che ha narrato gli enigmi dell'animo umano attraverso i romanzi. Come Kafka, De Vivo propone la complessa interiorità di uomini e donne della società globale, protagonisti di un'era ancora dilaniata dai conflitti, che acuiscono la precarietà di un presente incerto.
Con il suo tratto pittorico, De Vivo crea luoghi indefiniti, quasi inconsistenti, a sottolineare la fragilità di un'esistenza che può essere ulteriormente travolta dall'espandersi dei conflitti armati, da un peggioramento della recessione, da un aumento della frattura sociale, che separa sempre di più i ricchi ed i poveri.

In questo contesto difficile, l'arte è un rifugio, un'occasione per ritrovarsi e riscoprire nel suo linguaggio universale il minimo comune denominatore di tutti i popoli.

Anche l'artista irpino si sofferma sull'estraniazione narrata da Kafka, che ci rende quasi insensibili rispetto alla devastazione ed alla morte presenti in larga scala in questo periodo storico così inquieto. Un'estraniazione che ricorda anche il grande Camus e che ci richiama alla progressiva perdita della capacità di amare, la cui conseguenza è la rescissione di ogni legame affettivo.
Una poetica pittorica incisiva nel suscitare la riflessione su una notevole percentuale di soggetti sempre più emarginata rispetto alla corsa al successo e al danaro, il tratto distintivo del terzo millennio.
L'angoscia esistenziale kafkiana dilaga nell'attualità, sollecitando i singoli a consolidare le poche certezze che hanno, come il lavoro, le relazioni sociali.
Con la sua attitudine ad evocare immagini archetipiche, Prisco De Vivo realizza in pittura quanto Franz Kafka ha concretizzato con la scrittura.

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