Avellino, la Corte dei Conti chiede chiarimenti sul predissesto

Non convince i giudici lo schema riequilibrio finanziario

Il sindaco Festa
Il sindaco Festa
di Rossella Fierro
Mercoledì 7 Febbraio 2024, 10:33
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«Il Comune di Avellino non può procedere alla riformulazione del piano di riequilibrio». È quanto mettono nero su bianco i magistrati della Corte dei conti, Sezione Regionale di Controllo per la Campania.

Il piano di riequilibrio finanziario pluriennale, detto anche "predissesto", è una procedura amministrativa generale adottata dagli enti locali con lo scopo di risanare le finanze per poter prevenire la condizione di dissesto finanziario.
La decisione assunta nella Camera di consiglio del 22 gennaio scorso della Corte dei conti e notificata all'ente di Piazza del Popolo che ora ha quindici giorni di tempo per rispondere alle richieste della Corte. La magistratura contabile, in virtù del principio di intangibilità dei piani di riequilibrio finanziario pluriennale, ha risposto negativamente alla richiesta di riformulazione del piano stesso avanzata dal Comune.

A monte del dispositivo della sezione regionale di controllo c'è un ampio carteggio intervenuto con l'amministrazione Festa tra dicembre e gennaio, ricostruito tappa dopo tappa nella camera di consiglio.

Il magistrato istruttore a cui era stato assegnato l'esame del piano avellinese, a dicembre 2023, aveva trasmesso al Comune una prima nota istruttoria per l'esame del piano di riequilibrio e dei rendiconti 2018-2022. Nota a cui l'amministrazione Festa ha risposto l'11 gennaio comunicando di aver sottoscritto il Patto con il Governo per il ripiano del disavanzo e dichiarando di voler procedere con la riformulazione del piano di riequilibrio avvalendosi dei 120 giorni di proroga concessi dal Decreto Aiuti ai sindaci dei capoluoghi di provincia in cui si registra un disavanzo di amministrazione procapite superiore ai 500 euro.

Per i magistrati contabili, però, nessuna proroga può essere accordata perché il Comune non sarebbe proprio nelle condizioni di riformulare il piano di riequilibrio in quanto fuori tempo massimo: «Poiché l'accordo è stato concluso, a detta della stessa difesa, l'11 gennaio 2023, al momento della sua stipulazione il termine per la riformulazione era già spirato, con la conseguenza che si era già consumata la decadenza della facoltà di rimodulare/riformulare il Piano di riequilibrio finanziario pluriennale. Caduto il termine, pertanto, l'accordo non avrebbe potuto validamente autorizzare la rimodulazione o riformulazione del piano originario. Come è noto, infatti, in materia di bilancio vige un generale principio di irretrattabilità dei saldi che, in materia di piani di riequilibrio, si esprime nel carattere perentorio del termine per l'approvazione, successivamente al quale non possono più essere modificati».

Immediata la replica del Comune che ha risposto dichiarando che quanto previsto al comma 5 bis dell'articolo 43 del Decreto Aiuti, nel prorogare il termine di 120 giorni per gli enti che hanno sottoscritto il patto, «pone evidentemente una pregiudiziale logica riferita esclusivamente a quei comuni che, come il Comune di Avellino, sono riusciti, dopo un lungo ed intenso procedimento istruttorio, a sottoscrivere il Patto previsto dalla citata norma. Pertanto, riteniamo che solo successivamente all'avvenuta e formale sottoscrizione del Patto, nel caso di specie del Comune avutasi il 27 ottobre 2023 ed avendolo previsto all'interno del Patto stesso, sia possibile anzi necessaria una rimodulazione del piano di riequilibrio, attualmente all'esame di codesta Spettabile Corte, al fine di omogenizzare gli obiettivi programmatici a cui l'ente protende per realizzare un riequilibrio finanziario complessivo di bilancio». Anche in questo caso, il collegio, riprendendo una recente sentenza delle Sezioni riunite in speciale composizione, la n. 4 del 2023, ha risposto negativamente rilevando l'esistenza del principio di intangibilità dei piani di riequilibrio.
 

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