Truffa sui ristori Covid, nuovo arresto della Guardia di Finanza nell'ambito degli sviluppi di un'indagine avviata mesi addietro e che portò all'arresto di due commercialisti. In manette è finito un altro insospettabile. Si tratta di un 47enne di Avellino, G.L. le sue iniziali. Per lui sono stati disposti i domiciliari. È indiziato di truffa continuata, riciclaggio e autoriciclaggio, relativi a indebite percezioni di fondi pubblici a titolo di contributo e collegati al "decreto Sostegni", emanato in seguito alla pandemia.
Nei suoi confronti, così come di un 41enne (L.S. le iniziali), è stato disposto anche un sequestro preventivo per una somma complessiva pari a 330mila euro.
Nell'ambito di quelle indagini si scoprì una truffa sempre sui ristori Covid posta in essere - secondo l'accusa - dai quattro soggetti destinatari delle misure cautelari personali e di un sequestro preventivo per circa un milione e duecentomila euro. I quattro indagati, infatti, attraverso quattro società ad essi riconducibili, nell'anno 2021, avevano beneficiato delle misure di sostegno economico destinate a soggetti colpiti dalla pandemia. Avrebbero presentato istanze di accesso al contributo, nelle quali veniva dichiarata falsamente in base a quanto emerso dalle indagini - una flessione media mensile del fatturato tra gli anni 2019 e 2020, percependo così indebitamente sovvenzioni per un importo complessivo di circa un milione e duecentomila euro.
Gli ulteriori approfondimenti investigativi che sono stati condotti dai finanzieri del Gruppo di Avellino, attraverso l'esame dei cellulari sottoposti a sequestro e dei flussi finanziari transitati sui conti correnti degli indagati e delle società coinvolte, consentirono di acquisire elementi in base ai quali si accertò che i fondi erogati venivano trasferiti ad un'altra società, riconducibile agli stessi indagati, senza titolo e in assenza anche di documentazione fiscale che comprovava i rapporti commerciali. Fondi trasferiti anche ad altri soggetti, solo ed esclusivamente per ostacolare la tracciabilità e l'identificazione della provenienza. Secondo l'accusa, uno dei due commercialisti coinvolti nell'inchiesta avrebbe agito per ottenere contributi in qualità di socio e amministratore delle quattro società coinvolte nella maxitruffa. Mentre l'altro collega avrebbe inoltrato all'Agenzia delle Entrate le istanze per incassare illecitamente i contributi.
Le domande di rimborso
Dagli ulteriori accertamenti emerse che le società coinvolte avevano presentato, a supporto delle domande per il rimborso, dichiarazioni integrative fiscali ai fini Iva ed imposte dirette, in rettifica di quelle originariamente presentate per gli anni d'imposta 2019 e 2020, nelle quali avevano riportato dati non veritieri, indicando per ogni società un volume d'affari di circa 9 milioni di euro. E ciò - in relazione a quanto scoperto dagli investigatori - per creare e dimostrare artificiosamente una riduzione media del fatturato di circa 750mila euro, tra il 2019 e l'anno successivo. L'operazione condotta ieri dalla Guardia di Finanza rientra nell'ambito di una complessa attività portata avanti dalla Procura della Repubblica di Avellino.