Avellino, la resa di Forgione:
«Dissesto strada obbligata»

Avellino, la resa di Forgione: «Dissesto strada obbligata»
di Flavio Coppola
Sabato 27 Ottobre 2018, 12:00
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Il Comune di Avellino dichiarerà il dissesto finanziario. Come preannunciato nei giorni scorsi da «Il Mattino», l'amministrazione di Vincenzo Ciampi ritiene obbligatoria la via del default. E già si prefigura uno scontro con il ragioniere capo dell'ente, Gianluigi Marotta, che dovrebbe rilasciare un parere contrario.

La strategia, che scaturirebbe dai numeri disastrosi del Consuntivo 2017, redatto dal commissario ad acta Mario Tommasino, è stata illustrata ieri in conferenza dei capigruppo dall'assessore alle Finanze, Gianluca Forgione, e dal sindaco, Vincenzo Ciampi. «Una scelta tecnica e non politica spiega l'assessore che nasce sulla scorta delle precedenti relazioni del Mef e dei Revisori dei conti. Il Comune è esposto nei confronti di terzi per una serie di debiti che non è in grado di onorare». Fa l'esempio di debiti che prevedono risorse nei bilanci 2019-2020, ma il cui precetto è giunto oggi, e va affrontato, con un aggravio di interessi. Non solo: «A questo - continua - vanno a sommarsi il maggior disavanzo accertato con il consuntivo 2017, circa 16 milioni, e il fatto di aver coperto, fino ad oggi, parte di questi debiti con accantonamenti previsti in un consuntivo che poi ha chiuso in disavanzo. Insomma si sono coperti dei debiti con altri debiti».
 
Tra le altre concause, cita pure l' «utilizzo di fondi vincolati di cassa e non ripristinati nel 2017, come sta avvenendo nel 2018 per pagare spese correnti, gli ingenti contenziosi e le liquidazioni, per circa 14 milioni, per le quali l'ente ha emesso determine di pagamento che non può onorare». Un vero e proprio disastro, insomma, per il quale, secondo l'assessore al Bilancio, «parlare di riequilibrio in pre-dissesto, oggi, è intempestivo». «Bisognava farlo diversi anni fa - accusa - quando la mole dei residui attivi era rilevante. Oggi, rinviare ulteriormente vorrebbe dire arrecare altri danni ai cittadini avellinesi». Per Forgione, in particolare, si poteva e si doveva agire nel 2014, «quando ci fu già una relazione della Corte dei conti», al seguito della quale si dimisero, in polemica con la linea Foti, gli assessori tecnici Ricci e Manzo.

Guardando al passato, l'assessore pentastellato preferisce tuttavia il fioretto alla sciabola: «Come ho detto dal primo giorno, il Comune ha disposto di una capacità di spesa superiore a quella che gli competeva, rinviando una serie di problematiche che oggi emergono tutte nella loro gravità». Quanto alle conseguenze del dissesto, sembra smorzare: «Gli effetti saranno simili a quelli di un piano di riequilibrio in pre-dissesto, ma con la differenza che così si bloccheranno le azioni esecutive in atto. Avremo una separazione nella gestione riferisce - Quella straordinaria sarà portata avanti da una commissione di liquidazione; quella ordinaria dall'amministrazione, per l'approvazione di bilanci di previsione stabilmente riequilibrati, che tengano finalmente conto delle consistenze e degli accantonamenti». Per contro, oggi, l'ente non è in grado di adempiere ai suoi obblighi: «Ad esempio - ricorda - non riusciamo a garantire i servizi o le manutenzioni ordinarie».

La strada verso il dissesto, quindi, è già segnata. Lunedì, la giunta approverà la delibera con il parere del dirigente alle Finanze, per favorevole o contrario che sia. Nel pomeriggio, l'appuntamento con il Collegio dei revisori, che redigerà una relazione con le cause del dissesto. Il giorno dopo, una nuova conferenza dei capigruppo, con tutti i numeri del default. Quindi il passaggio decisivo in aula, nella due giorni del 3 e 5 novembre. Consuntivo e dissesto andranno votati contestualmente. Per l'ente, sarà una giornata campale.
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