La fabbrica di plastica in fiamme:
l'ombra del racket dietro il disastro

La fabbrica di plastica in fiamme: l'ombra del racket dietro il disastro
di Gianni Colucci
Domenica 15 Settembre 2019, 08:30 - Ultimo agg. 16:04
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Lo spettro del racket sull'incendio della Ics di Piandardine. La procura di Avellino ha aperto un fascicolo in cui si ipotizza il reato di disastro ambientale, e la pista del dolo è quella sui cui stanno lavorando gli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri diretti dal capitano Quintino Russo. Avellino rimane pressochè deserta, scuole chiuse, negozi semi aperti, rinviati i mercati. Anche la gara di calcio di Serie D in programma oggi al Partenio è a rischio. Ancora ieri pomeriggio i vigili del fuoco erano al lavoro per spegnere i focolai residui: sono stati praticati dei fori sui tetti dello stabilimento e una nuova nube tossica si è spigionata.
 
Oggi alle 11 il prefetto di Avellino Maria Tirone ha convocato il tavolo tecnico per decidere, in base ai dati forniti dall'Arpac, se i tassi di inquinamento da diossina sono tali da decidere per un'attenuazione delle misure prese dall'amministrazione comunale di Avellino e da altri 19 comuni dell'hinterland (sospensione delle elezioni, limitazione di ogni attività, comprese concerti e spettacoli di piazza, divieto di esporre indumenti sui balconi e di tenere finestre aperte). Anche la tradizionale marcia organizzata dall'associazione delle donne operate di tumore al seno, animata dal consigliere regionale Carlo Iannace, è stata sospesa. Un concerto della Pfm ad Atripalda è stato sospeso, il sindaco di Avellino Gianluca Festa fino a martedì a deciso di fermare gli spettacoli dell'estate del capoluogo.

L'inchiesta affidata al procuratore della Repubblica Rosario Cantelmo al pm Cecilia Annecchini, che ieri ha effettuato un sopralluogo nell'opificio. Si tende a definire se siano state rispettate tutte le normative relative all'antincendio, in particolare le modalità con cui gli addetti alla sicurezza hanno affrontato l'emergenza. I dati raccolti da vigili del fuoco e carabinieri, compresi quelli del Noe e i Forestali, costituiranno la base dell'inchiesta.

In particolare si proverà a chiarire se la quantità di materiale stoccato sui piazzali. Migliaia e migliaia di involucri plastici destinati a contenere batterie per veicoli, erano compatibile con le disposizioni di legge? Successivamente si punterà a verificare quali fossero i presidi antincendio esistenti. I rilievi, effettuati anche con i droni, consentiranno infine di verificare se un innesco di qualsiasi natura conforterebbe la pista del dolo. Era stato proprio il responsabile dello stabilimento (di proprietà di una società quotata in borsa, che ad Avellino impiega venti dipendenti) ad avanzare l'ipotesi. Franco Vena aveva detto: «Incredibile che dopo un'estate tanto torrida, quando il clima si è rinfrescato si è verificato questo disastro, sospetto che ci spossa essere il dolo». Ma le modalità con le quali l'incendio si è sviluppato, e sopratutto l'ora in cui un ipotetico attentatore ha agito mette in forte dubbio questa ipotesi. Alle 13 di una giornata lavorativa, è abbastanza difficile che qualcuno possa essere penetrato nello stabilimento indisturbato. Tuttavia la vasta area di stoccaggio all'aperto, tra un impianto di calcestruzzo chiuso e un torrente, avrebbe potuto favorire una facile fuga. Le immagini del circuito di sorveglianza chiariranno anche questo aspetto. Le testimonianze di un barista e di un benzinaio, i primi che hanno lanciato l'allarme, chiarirebbero anche se i vigili del fuoco sono stati avvisati solo quando le fiamme si alzavano alte nel cielo. Gli operai hanno provato s spegnere da soli il rogo? Nessuno ha chiamato dalla fabbrica i vigili del fuoco? Anche questi interrogativi saranno chiariti dall'inchiesta.

Ieri ad Avellino il vice presidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola ha voluto rendersi conto della situazione. Ha parlato con il prefetto e si è consultato con il commissario dell'Arpac, Stefano Sorvino. «Ho avuto elementi che in parte mi rassicurano - dice Bonavitacola - abbiamo installato una centralina di monitoraggio in un'area baricentrica tra il nucleo urbano e quello industriale di Avellino. I venti ci hanno aiutato a disperdere le concentrazioni di prodotti tossici da combustione». Ma solo stamattina i dati, quelli sulla diossina, saranno disponibili. Dopo le 11 gli avellinesi e i residenti in 20 comuni dell'hinterland, sottoposti a misure sanitarie di cautela, sapranno se da domani le scuole saranno riaperte e sopratutto se nelle ultime 48 ore hanno respirato sostanze inquinanti.
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