“The Bisaccia Iacp”, il terremoto infinito: viaggio nell'edilizia post sisma

Il lavoro è curato da Sabina Porfido ed Efisio Spiga per le Edizioni Blurb

Bisaccia, libro sugli insediamenti post terremoto
Bisaccia, libro sugli insediamenti post terremoto
di Generoso Picone
Martedì 10 Gennaio 2023, 10:47
5 Minuti di Lettura

L'architettura dell'edificio circolare è nuda, in attesa che qualcuno vi rimetta mano e porti alla luce il disegno paradossale che contiene. Le erbacce circondano già alte il cantiere della lastra di alloggi che anche in una periferia metropolitana sarebbero incongrui.
Le due torri della struttura polifunzionale fanno la guardia alla spianata che confina con il cielo di nuvole e paiono dominare un fortilizio pronto all'assedio. Una donna si avvia al punto vaccinale Covid 19 e la nave di cemento caduta sul pianoro acquista così finalmente una funzione. La nebbia avvolge quelle che sembrano gabbie di legno e ferro, ovuli smembrati per i fantasmi sul Formicoso.

Ci sono anche le macerie della ricostruzione a riempire il racconto di quarant'anni d'Irpinia, dei quattro decenni e ormai oltre che separano dal 23 novembre 1980. Una data che resta fissa nella storia della provincia delle eterne incompiute e delle occasioni mancate ed emerge ciclicamente, come un fiume carsico ininterrotto, a definire la precarietà del presente, della contemporaneità, della cronaca. A darne conto è il nuovo lavoro condotto da Sabina Porfido ed Efisio Spiga, “The Bisaccia Iacp” (edizioni Blurb), il volume che raccoglie il risultato di una ricognizione attenta e puntuale sugli insediamenti di edilizia pubblica lì progettati dopo il terremoto: il terremoto infinito, cioè.

Perché indaga sugli insediamenti previsti nell'area dove il paese si sarebbe dovuto delocalizzare in seguito ai danni e agli smottamenti provocati dal sisma del 23 luglio 1930, ma avviati soltanto successivamente alle scosse di oltre mezzo secolo dopo e comunque in larga parte ridimensionati, abbandonati, lasciati nella precarietà e ridotti a ruderi, monumenti dell'indefinito, scheletri di un'assenza che abita il tempo dilatato e che perciò è diventato il canone interpretativo dell'Irpinia di ieri, di oggi, di domani e di sempre.

Quanto si osserva della cosiddetta Nuova Bisaccia, del piano di zona di Boscozzullo-Cappella, a circa un chilometro e mezzo dalla Bisaccia arroccata intorno al Castello federiciano, il brano di territorio su cui intervenne l'utopia pianificatoria e assai velleitaria di Aldo Loris Rossi, si consegna allora nei termini del paradigma di un modello di ricostruzione che ha segnato profondamente il paesaggio irpino. È il simbolo di un mondo sospeso che richiama l'esigenza di una riflessione sulla memoria e la ricerca di un senso storico, come nota nell'introduzione Giovanni Lombardi, dell'Istituto di Studi sul Mediterraneo del Cnr di Napoli. Porfido, ricercatrice all'Istituto di scienze dell'alimentazione del Cnr ad Avellino, e Spiga, geologo con nitido talento di fotografo, si dispongono negli spazi bisaccesi che sembrano quelli della Beirut ritratta da Gabriele Basilico e arrivano a mostrare sottolinea Lombardi una antropizzazione rarefatta, disgregata, che riporta il caso di Bisaccia a questioni ricorrenti nei territori gravemente colpiti dal terremoto, come quelle dell'autenticità del restauro e del paesaggio, del confronto con le possibilità di ricostruzione, della fedeltà dei luoghi alle forme storiche della socialità locale, delle resilienze.

A Boscozzullo-Cappella, il toponimo che a Bisaccia si è curvato alla denominazione catastale, asettica e fredda di Piano regolatore, nel 1981 venne ipotizzata la realizzazione di strutture moderne, addirittura avveniristiche ma assolutamente estranee e lontane al genius loci e alle reali esigenze della comunità: sovradimensionate rispetto all'effettivo fabbisogno e per giunta mai ultimante, all'inizio si sarebbe dovuto innalzare 83 alloggi popolari, ridotti a 79 nel 1987 e ancor più nel corso degli anni fino ai 18 contemplati dal progetto di riqualificazione urbana ed edilizia approvato nel 2014. Nel 1981 Bisaccia contava all'anagrafe 4781 residenti, oggi se ne registrano 3554 e si tratta del punto demograficamente più basso: è come se nell'Odissea amministrativa del piano di zona, una vicenda burocratica e tecnico amministrativa che si è avvitata su se stessa, si sia dispersa l'identità di un paese dove pure erano marcati i segni caratterizzanti, sfilacciando quantità e qualità delle presenze. Come se le astronavi nel cui profilo lunare erano stati disegnati da Loris Rossi gli edifici pubblici della Nuova Bisaccia avessero annullato il disegno di un futuro coerente alla memoria, alla vocazione, alle esigenze del luogo.

Video

Ecco allora che The Bisaccia Iacp andrebbe consultato insieme a Occasioni perdute. Racconto della ricostruzione che distrugge una comunità, ed altre storie, dedicato con passione da Agostino Pelullo proprio a quanto avvenuto a Bisaccia, e al primo tomo con cui Emanuela Guidoboni e Gianluca Valensise hanno avviato l'atlante L'Italia dei terremoti promosso dal Consiglio nazionale degli ingegneri, dove l'analisi su L'azzardo sismico prende le mosse giusto dal Sud e dall'l'Irpinia. Si comprenderebbe il valore di questo ulteriore tassello che Porfido e Spiga aggiungono a una ricerca che coniuga la duplice esigenza della testimonianza visiva, con un rilevante investimento emotivo, e della documentazione tecnica, con l'individuazione di elementi e che già vanno in direzione dell'analisi specifica. Si capirebbe molto dell'attualità sbandata in cui questa terra è avvolta. Più di quanto si riesca a piegare, a raccontare, a denunciare.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA