Caso Piscina, il Comune di Avellino
molla i Cesaro: stop convenzione

Caso Piscina, il Comune di Avellino molla i Cesaro: stop convenzione
di Flavio Coppola
Mercoledì 23 Gennaio 2019, 11:30
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L'amministrazione taglia i ponti con la «Polisportiva Avellino». Senza un gestore, la Piscina comunale è ufficialmente a rischio chiusura. Bufera sull'asse Piazza del Popolo-via De Gasperi. Letteralmente con l'acqua alla gola per il mancato pagamento del mutuo contratto dalla «Polisportiva» per la realizzazione del centro natatorio, e dopo essersi già costituito in giudizio per tutelare i propri interessi, ieri, il Comune ha rotto gli indugi e rescisso il contratto di servizio. Decisiva l'interdittiva antimafia con cui, il 31 maggio scorso, la Prefettura di Napoli ravvisava la possibilità di infiltrazioni mafiose anche nella «Polisportiva Avellino», vicina al Gruppo Cesaro.
 
Contro il provvedimento, l'ormai ex gestore aveva presentato ricorso al Tar, poi respinto il 9 agosto. Di qui l'epilogo quasi inevitabile. Anche stavolta, la «Polisportiva» avrà 60 giorni per ricorrere al Tar. Ma intanto dovrà lasciare la struttura nei tempi dettati dal settore Patrimonio di Palazzo di Città. In questa vacatio, l'ente dovrebbe riuscire nella «mission impossible» di realizzare un nuovo affidamento. Ma con una serie di incognite: sia temporali, perché la procedura da espletare per un nuovo bando sarebbe ovviamente lunga; sia finanziarie, perché il nuovo gestore dovrebbe sobbarcarsi il mutuo con il Credito sportivo, per il quale oggi l'unico garante è il Comune: parliamo di 2,6 milioni di euro. Non a caso, al vaglio dell'amministrazione c'è la possibilità di un affidamento temporaneo. Ma anche qui si navigherebbe a vista. La bomba, innescata durante l'amministrazione Foti, ora è definitivamente esplosa. Un braccio di ferro durato 2 anni e culminato ieri nel modo più burrascoso. Nel provvedimento, firmato dal responsabile unico del procedimento, il comandante della Polizia municipale Michele Arvonio, e dai dirigenti, al Patrimonio, Luigi Cicalese, e alle Finanze, Gianluigi Marotta, viene ricordato il contratto stipulato tra le parti il 4 giugno del 2002, sulla base di un project financing e di una convenzione di 32 anni. Per motivare la sua decisione, il Comune richiama gli articoli di legge, compreso il Codice antimafia, per cui «la revoca e il recesso si applicano anche quando gli elementi relativi a tentativi di infiltrazione mafiosa siano accertati successivamente alla stipula del contratto, alla concessione dei lavori o all'autorizzazione del subcontratto». Ma anche le direttive dell'Autorità nazionale anticorruzione, per cui «in presenza di un'informazione antimafia interdittiva, la regola generale, cui le stazioni appaltanti devono attenersi, è quella della revoca dell'aggiudicazione o della risoluzione del contratto». L'interruzione dei rapporti tra il Comune e la «Polisportiva Avellino», pure inevitabile, inasprisce un contenzioso potenzialmente dirompente per Piazza del Popolo. E apre una sedie di questioni di difficile soluzione. Se, per i lavoratori, i rischi dovrebbero essere limitati dalle norme che prevedono il passaggio di cantiere, quanto agli utenti, in particolare agli abbonati del centro, non ci sono certezze. Come spesso avviene quando si interrompe bruscamente una gestione, la chiusura temporanea rappresenta sempre la soluzione più probabile. A Palazzo di Città, si dicono fiduciosi sulla possibilità di un affidamento pubblico, almeno provvisorio, in tempo utile. Ma l'eventualità che l'uscita di scena della «Polisportiva» e il subentro del nuovo soggetto coincidano appare quantomeno ottimistica. Del resto, sull'intera partita, pesa come un macigno il debito sul quale è nato il centro di via De Gasperi. Risultano non pagate rate per 2,6 milioni.
 
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