Avellino, il racconto dei falsi positivi
del «Moscati»: il nostro lavoro dopo i test

Avellino, il racconto dei falsi positivi del «Moscati»: il nostro lavoro dopo i test
di Gianni Colucci
Venerdì 15 Maggio 2020, 08:49
4 Minuti di Lettura

Le dichiarazioni di otto tra medici e infermieri risultati positivi, anzi falsi positivi, al vaglio dei Carabinieri.
Due medici e sei infermieri che hanno vissuto sull'otto volante: prima risultati positivi al contagio, quindi trovati negativi nelle operazioni di controllo sui tamponi. Sono loro i primi ad aver ricostruito la vicenda dei tamponi che li avevano bollati come contagiati, dopo le indagini del laboratorio del Moscati. In particolare, sotto la lente di ingrandimento degli uomini dell'Arma, i giorni in cui risultano essere stati in servizio a contrada Amoretta; riscontro che si può ottenere anche attraverso il report delle timbrature, le turnazioni di reparto e la compilazione delle cartelle cliniche. Giornate di intenso lavoro quelle degli investigatori che stanno operando su delega della Procura. Si tratta di ricostruire lo scenario nel quale sono maturate decisioni difficili, giunte in un mese in cui il contagio in provincia di Avellino ha raggiunto livelli elevatissimi. In proporzione alla popolazione, l'Irpinia ha avuto un numero di contagi superiore a quello delle altre province. In quella difficile situazione, l'amministrazione della città ospedaliera è stata autorizzata dalla Regione ad analizzare i tamponi nel proprio laboratorio, servendo, in un primo momento, anche l'Asl di Avellino e l'Azienda San Pio e l'Asl di Benevento. Una scelta che ha consentito di avere con tempestività i risultati relativi innanzitutto al focolaio infettivo di Ariano. La città del Tricolle, infatti, solo da qualche giorno può avvalersi anche del supporto del centro Biogem per processare i tamponi.

LEGGI ANCHE Colf e badanti, via alla sanatoria dal primo giugno per 200 mila

L'adeguamento della struttura destinata all'attività libero professionale intramoenia a Covid Hospital per accogliere i pazienti affetti da Coronavirus ha completato l'organizzazione approntata dal manager Renato Pizzuti: 26 posti di terapia intensiva e 24 di subintensiva che avrebbero di fatto protetto il resto dell'ospedale. Un lavoro meritorio, sebbene portato a termine con ritardo rispetto alla fase di piena emergenza - oggi si contano una decina di ricoveri di pazienti positivi -; ritardi che il management ha giustificato con rallentamenti dovuti alla difficoltà a reperire i ventilatori polmonari e soprattutto a stipulare i contratti con personale medico ed infermieristico specializzato per far funzionare la nuova rianimazione. Ma tutto questo gran lavoro rischia di essere addirittura vanificato di fronte alla gestione degli otto casi di positività e in particolare per quello del dipendente con la peculiare situazione della presenza del gene N, ritenuto da più parti da considerare affetto dal contagio, e portato alla luce con ritardo dall'azienda.La notizia degli otto infetti tra medici e infermieri, tra l'altro operanti in reparti diversi dell'ospedale, aveva messo in allarme pazienti e parenti.
Non si esclude che possano esserci anche delle denunce in Procura relative ad eventuali infezioni che potrebbero essere state contratte in ambiente ospedaliero. Frattanto, si stanno ricostruendo i contatti dei positivi transitati a contrada Amoretta con personale medico per isolare casi che non sono risultati immediatamente chiari. Infatti, i sanitari che risultarono in un primo momento infetti non erano tutti direttamente impegnati nei reparti destinati ad ospitare ammalati di Coronavirus. Degli otto, due medici e sei infermieri, solo due operavano direttamente nell'area Covid. Tra i reparti in allarme c'erano Malattie Infettive, Medicina Interna, Ortopedia, Oculistica e Cardiochirurgia.
L'obiettivo è ricostruire gli scenari che hanno avuto l'esito deflagrante del 21 aprile scorso, quando 8 sanitari sono risultati positivi al Covid, per essere dichiarati dal Moscati, dopo ulteriori verifiche, tutti negativi, mentre il Cotugno segnalava la rilevazione del gene N e trasmetteva il dato di una nuova positività - comunicazione che il manager ha inspiegabilmente taciuto.
Le ulteriori attività investigative contempleranno le verifiche sulle piattaforme dei laboratori di analisi che sono stati il vero campo di battaglia degli specialisti. Le risultanze uscite da quei laboratori - quello del Moscati prima e quello del Cotugno poi - hanno fornito interpretazioni diverse della lettura dei tamponi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA