Dogana pronta nel 2023:
la copertura dedicata a Fanzago

Dogana pronta nel 2023: la copertura dedicata a Fanzago
di Flavio Coppola
Giovedì 6 Ottobre 2022, 07:24 - Ultimo agg. 19:42
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Restauro conservativo per la facciata con «Museo en plein air» della statuaria. Un dispositivo interno svincolato dalla parte storica e una copertura in legno - ecco il coupe de théâtre - calpestabile e dedicata a Cosimo Fanzago.
È la nuova Dogana di Avellino. Che l'amministrazione comunale e i progettisti dello studio «Corvino e Multari», ora, puntano a vedere realizzata entro dicembre 2023. Finalmente il progetto definitivo-esecutivo è pronto ed è stato illustrato alla città. Dopo decenni di abbandono, 30 anni esatti trascorsi dall'incendio del vecchio cinema «Umberto», si parte. 

Ieri pomeriggio, presso l'ex chiesa del Carmine, l'illustrazione del progetto alla comunità.

Con il sindaco, Gianluca Festa, e l'architetto, Giovanni Multari, una sala gremita di vecchi e nuovi protagonisti delle molte battaglie che - da decenni - vengono condotte per il recupero del bene. E Multari, finalmente, ha svelato tutte le carte. «Agendo su un'architettura molto malandata - ha premesso - oggi possiamo riabilitare un edificio molto amato dalla comunità. Lo faremo - annuncia - partendo dal recupero della memoria storica». La facciata, dunque, non è in discussione. Restauro filologico. E identico rispetto del perimetro murario. Ecco la prima novità. Che riguarderà lo spazio interno: «Sarà svincolato dalla parte storica - continua il progettista - e sarà chiamato il teatro della Dogana». 

Qui si espleteranno, di fatto, le funzioni attribuite alla nuova opera. Quali? «La mission - risponde Multari - resta quella di centro destinato ai giovani, per cui l'amministrazione ha attinto i finanziamenti. Al piano terra, si potranno svolgere appuntamenti, attività culturali, si avranno spazi di socialità e luoghi in cui incontrarsi, con un info point. Ed ancora una sala riunioni, spazi di coworking, servizi e locali tecnici». 

Secondo Multari, sarà un «edificio che potrebbe anche vivere 24 ore al giorno». A tutta altezza, questo livello condurrà, attraverso una scala ed un'ascensore, al clou del progetto. Si tratta del rooftop della copertura, con una pavimentazione ispirata allo stile di Cosimo Fanzago, la vera archistar dell'opera. «L'idea è instaurare un rapporto diretto con la città anche in quota. Condurrà il cittadino attraverso una piccola promenade, di fianco e in alto alla facciata, un solco che attraversa lo spazio architettonico fino alla salita».

Ma anche l'esterno avrà una sua funzione. «Quella di anello di congiunzione tra la città otto-novecentesca - spiega ancora Multari - e il centro più antico». Sarà impreziosito dalla statuaria che si punta a recuperare in pieno e ad esporre sulla facciata. Come una volta. Anche se di lavoro da fare ce n'è. «L'abbiamo chiamata «Museo en plein air», uno spazio espositivo all'aperto in tutto il suo splendore. - dice il progettista - Sarà un plus per chiunque passi da PIazza Amendola». Per il momento, il Comune ha a disposizione «scudi e poco altro». - ammette Multari - «Ma recupereremo le statue al Museo di Atripalda, a partire dal principe Caracciolo, le altre ancora danneggiate dall'incendio, e l'opera custodita al museo irpino. Tutto sarà sulla facciata». 

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Sembra troppo bello per essere vero, dopo 30 anni di nulla. Ma il cronoprogramma c'è. Ed è già segnato dall'Unione Europea, che ci mette i 3 milioni e mezzo dei fondi Pics. Multari conferma e si impegna: «La procedura di gara per affidare i lavori - ricorda - è già partita. Contiamo che porti ad un'aggiudicazione entro quest'anno. Se non ci saranno intoppi - chiosa - i lavori richiederanno 12 mesi. Questa è la scommessa che abbiamo fatto, ma non in maniera aleatoria. Bensì sulla base di tempi processati con criteri tecnici e scientifici».

Dopo due anni e mezzo andati in fumo all'inseguimento degli archistar Venezia e Fuksas. dunque, Avellino ha un progetto esecutivo da realizzare. Nella città dei cantieri infiniti, le insidie sono sempre dietro l'angolo. Ma non c'è dubbio che si sia giunti ad un punto di svolta. Resta la necessità di riempire la nuova Dogana di contenuti.
Qui la sfida, se possibile, è ancora più difficile. Perchè di contenitori pubblici vuoti ne è pieno tutto il capoluogo. 

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