Fotomontaggi hot su internet:
ricatto a Mastroberardino

Fotomontaggi hot su internet: ricatto a Mastroberardino
di Annibale Discepolo
Mercoledì 27 Febbraio 2019, 09:26 - Ultimo agg. 09:36
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Il ricatto, per meglio dire l'estorsione, corre sul web. Più che attrazione fatale è truffa digitale; l'obiettivo è impossessarsi di un'identità, nella fattispecie di una persona ben in vista (ma potrebbe essere anche un caso), molto nota, tra i più importanti operatori del settore vitivinicolo del Sud e d'Italia quale è Paolo Mastroberardino. Provare a tenerla in pugno, intimidendola con la minaccia di spifferare materiale pornografico, che oramai è diventato il passaporto per far paura, ma che naturalmente qui non esiste, a meno che sia stato costruito con fotomontaggi ed altre alchimie grafiche, e che comunque mette obiettivamente paura per uno scandalo non scandalo che - ed ecco l'altro aspetto - potrebbe essere manipolato dall'opinione pubblica a seconda delle simpatie e delle cattiverie da mettere, è il caso di dirlo, in vigna.
 
Che dire poi se la vigna si chiama facebook filari infiniti, visitati da milioni di degustatori anche di quelle cattiverie gratuite e false nei confronti degli altri che la rete può amplifica paurosamente con gli effetti che tutti possiamo immaginare: altro che fillossera. Ed è in questo contesto di una globalizzazione di cui giocoforza ogni giorno siamo tutti protagonisti e potenzialmente vittime, che si colloca una storia di ordinaria follia (per chi l'ha tentata e per i risvolti che avrebbe potuto comportare), un incubo dal quale la vittima designata, nella fattispecie l'imprenditore vitivinicolo di una tra le famiglie più importanti del mondo del vino, Paolo Mastroberardino, s'è ritrovato suo malgrado nel mirino di uno spregiudicato Manjunath Desai che ha provato ad estorcergli denaro, minacciando di rendere pubbliche foto hot. Il bello è che l'enologo e tra i proprietari di Terredora Di Paolo, la cosa l'ha appresa indirettamente in quanto, scorrendo fb, scopre e si scopre, che è sui profili di alcuni sui stretti congiunti che vengono pubblicati appelli sulla rete affinchè questa persona venga isolata, annullata, disinnescata con un clic. «Si finge mio marito ci sta ricattando. Abbiamo adito a vie legali, vi prego di non accettare e segnalare», si accinge a postare la moglie.

Un invito che la stessa vittima designata, sicuramente con l'apprensione e l'emotività che scaturiscono da esperienze di questo tipo, ma con la tradizionale compostezza ed educazione che la contraddistinguono, posta su fb «cortesemente non accettare la richiesta di amicizia di questa persona. Sta rubando la mia immagine per ricattarmi. Stiamo già provvedendo per vie legali». Quelle intraprese, anche perchè, l'hacker estorsore, non ricevendo risposte a riguardo, tradotto: un fermo rifiuto alle richieste, si è scatenato. Una denuncia, dettagliata, fatta negli uffici della Questura di Avellino che subito provvederà ad esperire indagini.

Obiettivamente cosa non facile in questa selva del web, dove episodi come quelli occorsi all'imprenditore, sono frequenti e su diversi della stessa natura, stanno già indagando negli uffici di via Palatucci. In genere si tratta di siti esteri, di account dove ci si può registrare con un nome falso, vedi quello di questa storia, Manjunath Desai e sopra, nel cerchio che ospita la foto, c'è però quella di Paolo Mastroberardino. Nei confronti del quale s'è giustamente levata una crociata di solidarietà, stima, amicizia dal mondo di fb, nessuno dei contatti, postati dal fantomatico Manjunath per mettere alla gogna la sua vittima, ha creduto al ricattatore. Ma un dubbio, comunque, è legittimo? Straniero o italiano l'estorsore? E poi, l'architettura del ricatto, va ricercata in una pista estera, o magari anche irpina? A stabilirlo, saranno gli inquirenti in una indagine che non si prospetta delle più agevoli, proprio per il mare magnum in cui cercare visto che molte di queste truffe passano dall'Italia, usando indirizzi però quasi sempre irreperibili. Insomma, un ginepraio molto, ma molto fitto.

Come ha preso la vicenda Paolo Mastroberardino? Chi conosce la sua sensibilità ed il suo spessore, probabilmente sa che la reazione potrebbe essere quella di augurarsi di non essere nessuno nella vita, a meno che ciò possa garantire l'inviolabilità a proposito del furto di identità; vivere nell'anonimato, decisamente aiuterebbe a digerire, per chi è in vista, innocenza a parte su cui c'è da scommetterci e pure forte, è un po' diverso. I valori della famiglia, il lavoro, la tutela dell'immagine impongono altre riflessioni. Ma la vita continua, nella consapevolezza e nella certezza, nel concetto di un post caro a Paolo, petali di pensieri in cui qualcuno a lui molto vicino definisce «Esserci: non è né poco né tanto. E' tutto». E probabilmente il fatto per lui di esserci eccome, imprenditorialmente e non solo, potrebbe aver solleticato invidia. D'altronde la calunnia è un venticello che all'occorrenza ha provato a trasformarsi in tsunami. Debellato dagli affetti, dall'amicizia, di questi tempi, merce abbastanza rara.
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