Incendiata l'area dove Gnerre ha lasciato
l'auto: trovati proiettili vicino alla vettura

Incendiata l'area dove Gnerre ha lasciato l'auto: trovati proiettili vicino alla vettura
di Katiuscia Guarino
Giovedì 5 Agosto 2021, 08:36 - Ultimo agg. 20:30
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Incendiata la zona dove è stata ritrovata l'auto di Alfonso Gnerre, il 30enne di Santa Paolina vittima di usura scomparso lo scorso 31 luglio. 

Il rogo si è sviluppato ieri pomeriggio, intorno alle 15.30 in località Ponte Zeza, a pochi metri dall'impianto di depurazione di Santa Paolina. Le fiamme hanno bruciato l'area dove è stata rinvenuta la Ford Fiesta del 30enne. Una squadra di caschi rossi è intervenuta immediatamente per domare il fuoco. Pura coincidenza oppure si volevano cancellare delle tracce? In corso le verifiche dei Carabinieri. Le indagini ora si stanno concentrando sul telefono cellulare dello scomparso, ma anche sui proiettili di pistola inesplosi rinvenuti proprio nei pressi dell'auto. Lo smartphone di Gnerre ha agganciato una cella telefonica nel Frusinate. Quindi l'azione investigativa guarda anche al Lazio. E punta, in questa fase, all'allontanamento volontario. Nell'area dove era parcheggiata la Fiesta del 30enne non sarebbero stati trovati elementi che possano far pensare ad azioni violente. Nessun segno di trascinamento, tracce ematiche all'interno o all'esterno della macchina. Solo quelle munizioni inesplose che al momento sono sottoposte ad analisi per verificare la presenza di eventuali tracce utili per risalire all'identità del possessore. Ma potrebbero, però, non essere collegate alla vicenda.

Le indagini quindi si concentrano sul cellulare per verificare se il telefono abbia agganciato altre celle, oltre quella individuata nel Lazio. Gli interrogativi sono tanti. Alfonso Gnerre, quella mattina del 31 luglio, giorno della scomparsa, ha incontrato qualcuno in quella zona, tra l'altro poco distante dall'abitazione dei genitori? Ha deciso di allontanarsi volontariamente perché assalito dalla paura di probabili ritorsioni per i presunti debiti accumulati non solo con esponenti legati al Nuovo Clan Partenio? Una decisione che potrebbe essere stata assunta per eventuali minacce ricevute nei giorni precedenti? Si resta nel campo delle ipotesi. Così come restano gli interrogativi sul telefono cellulare. Non è scontato che sia ancora in possesso del 30enne. I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Avellino, guidati dal capitano Pietro Laghezza, stanno cercando le risposte ai vari interrogativi. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Avellino, diretta da Domenico Airoma. La vicenda è stata portata all'attenzione della Dda di Napoli, anche in considerazione del fatto che Alfonso Gnerre è stato sentito nell'inchiesta sul Nuovo Clan Partenio e, specificamente, sul filone legato all'usura di cui sarebbe vittima.

Nelle dichiarazioni rese agli investigatori emergeva la sua preoccupazione per sé e la sua famiglia.

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La pista principalmente battuta, dunque, è l'allontanamento volontario (in passato avrebbe fatto perdere le proprie tracce in altre quattro occasioni), ma non si esclude che il giovane possa essere rimasto vittima di un'aggressione finita male. A Tufo, un paio d'anni fa, sarebbe stato picchiato selvaggiamente e legato a testa in giù in un pozzo. Le ricerche sono state sospese nella tarda serata di lunedì scorso in seguito a un vertice in Prefettura. Una decisione assunta dopo che la cella telefonica aveva agganciato il cellulare del ragazzo fuori regione. La zona della frazione Ponte Zeza è stata passata al setaccio per un raggio di due chilometri dai vigili del fuoco con il supporto di nuclei specializzati e sommozzatori. Scandagliati tutti i pozzi e i casolari abbandonati. Controllate le acque delle vasche del depuratore e del laghetto in contrada Marotta. Non è emersa alcuna traccia della presenza del giovane. Il mistero si fa sempre più fitto. 

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